Libero, 9 settembre 2016
Bisogna staccare la luce a chi non paga il canone Rai in bolletta, scrive Luca Telese
Dunque, per ricapitolare: metà degli italiani non ha pagato il canone Rai. Alé! Forza legalità.
Devo fare alcune essenziali premesse, e trarre una considerazione finale che forse stupirà qualcuno. La prima cosa da dire: era folle mettere il canone in bolletta e non prevedere una sanzione nel caso qualcuno non lo pagasse. Il divieto ha la stessa efficacia di quando dico a mio figlio con tono iracondo: «Oggi niente videogiochi!», e poi, se lui mi chiede con aria angelica: «Posso prendere l’iPad?», gli rispondo: «Va bene». Quanti nanosecondi immaginate che ci metta per attaccare il villaggio di “Clash of clans”? La seconda: è molto dubbia l’idea che si possa rendere obbligatoria la tassa su un apparecchio che si può avere, ma anche non avere. La terza: è profondamente ingiusto che il ricavato venga devoluto preferenzialmente alla Rai (che usa queste risorse, spesso sperperandole, contro il mercato, e non a tutti quelli che fanno servizio pubblico). Ma anche l’eventualità che diventi un gettito indistinto da utilizzare altrove.
Ma, detto questo, oggi purtroppo non esistono alibi, scorciatoie, amnistie, paraculate possibili. Se io lo pago (mia moglie lo ha fatto proprio ieri) mi aspetto che paghino anche gli altri. E se uno su due non lo paga, mi aspetto che lo Stato vada da uno su due con il kalashnikov in pugno e lo obblighi a pagare. Il timore, invece, è che stia saltando fuori dal cilindro della surreale fiscalità renziana (un pasticcio come qualsiasi tema provi a normare questo governo) una nuova tassa all’italiana: il tributo c’è, ma puoi far finta che non esista, come è già accaduto per il condono al Sud: io pago, tu paghi, essi evadono.
Adesso, purtroppo, non si può non immaginare il dibattito coccodrillesco che prenderà corpo sui giornali, ai ripensamenti penosi di chi ha votato queste norme demenziali, e adesso rimane spaventato, per il vuoto di consenso che ha misurato, per questa vampata di jaquerie ribellista evasiva, a prevalenza meridionalista. Ci diranno: «Poverini, bisogna capirli, la crisi è stata dura, hanno sbagliato ma non calchiamo la mano». Bene, forse non sarà una posizione popolare, ma penso esattamente il contrario: ero contro il canone in bolletta, trovavo la misura insensata per i motivi che ho illustrato, ma in uno Stato civile, adesso, il verbo del canone davvero si declina così come ho già scritto: io pago, tu paghi, essi evadono. E noi domattina gli stacchiamo la luce. Senza se e senza ma.