Corriere della Sera, 9 settembre 2016
Il Barça crea l’asilo calcistico dei piccoli campioni. In classe c’è anche il piccolo Messi
Più che un club: ora il Barça è addirittura un laboratorio di campioni. In Spagna sono in molti in questi giorni a leggere così la pubblicizzatissima notizia dell’iscrizione di Thiago Messi, tre anni, primogenito di Leo e della moglie Antonella Roccuzzo, ad un progetto pilota del club culé: una specie di pre-scuola calcio dai tre a cinque anni riservata ai rampolli degli atleti delle cinque sezioni sportive (oltre al fùtbol: basket, pallamano, futsal, hockey su pista) ma anche a quelli dei normali dipendenti (si sa mai che il prossimo Iniesta sia il figlio del giardiniere). Secondo il quotidiano catalano Sport, sempre parecchio informato di cose blaugrana, si tratta di una specie di «corso di pre-iniziazione per capire se i bimbi sono adatti o meno all’accademia vera e propria», vale a dire la FCBEscola, la famosa cantera della Masia che però va dai sei anni in su.
Questa pre-scuola diretta da un ex giocatore di pallamano, Oscar Grau, è però una cosa diversa, «l’obiettivo è inculcare il Dna Barça in quei bambini che già crescono nella famiglia Barça». Un po’ marketing, un po’ genetica: vieni a giocare con noi, magari hai preso da papà. O magari no. Anche perché in effetti tre anni sono pochini. «Mi sembra che il pallone per ora non gli piaccia tanto – ha ammesso Leo qualche giorno fa durante un’intervista meno ingessata del solito al canale argentino Telefe, concessa a Minguito, un comico notissimo in Argentina —. Ora la società ha fatto questa iniziativa. Vediamo se Thiago si appassiona».
Durante la chiacchierata, nella quale la Pulce ha sfoggiato la nuova zazzera biondo platino e gli ultimi tatuaggi («avevo bisogno di cambiare, di dare un taglio»), si è parlato ovviamente a lungo della vicenda dell’addio alla Selecciòn, poi revocato. «Era quello che sentivo in quel momento – ha detto il campione, con la solita voce bassa e monocorde —. Una volta riorganizzate le idee, ho capito che prima o poi arriverà l’ora di vincere».
Non subito, però. Per trionfare al Mondiale russo del 2018 bisogna prima qualificarsi. L’impresa è assolutamente alla portata, anche se dopo il 2-2 in Venezuela dell’ultima giornata costato il sorpasso in vetta da parte dell’Uruguay, nel mirino della critica è finito di nuovo proprio Leo, colpevole d’aver saltato la partita per un principio di pubalgia. «Una vergogna se sabato gioca contro l’Alaves» il duro attacco di Fox Sports. Solita accusa: tiene più al Barcellona che alla Nazionale. Il fatto è che gli anni passano anche per lui, a giugno saranno trenta. Clonarlo? Chissà se ci hanno già pensato, al Laboratorio Barça.