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 2016  settembre 09 Venerdì calendario

Il medico indiano che salva le bambine

«La sfida più grande per un medico è quella di spiegare ai parenti che il paziente è morto. Per me era altrettanto difficile dire alle famiglie che avevano avuto una figlia». Ginecologo di Pune, Sudovest dell’India, il dottor Ganesh Rakh racconta di aver sempre provato un sentimento di pena nel vedere che per un figlio maschio «si festeggia e si distribuiscono dolci, ma per una bambina, i parenti lasciano l’ospedale, la madre piange e le famiglie chiedono uno sconto».
Come tanti, Ganesh aveva accolto senza sorpresa e con un certo fatalismo i dati del censimento nazionale del 2011 secondo i quali in India nascevano solo 914 femmine ogni 1000 maschi. Sapeva che nel suo Paese si pratica diffusamente il femminicidio prima e dopo la nascita e che le cause erano molte a cominciare dal peso di allevare una figlia e di maritarla con una costosa dote. Ma l’entusiasmo dell’arrivo, quattro anni prima, della sua unica figlia Tanisha, lo ha convinto a trasformare il mestiere in una missione che gli è valsa numerosi premi e un posto d’onore nella seguitissima serie tv dei supereroi nazionali che si sono distinti in campo umanitario, ospite del leggendario attore di Bollywood Amitabh Bachchan. Dal 2012 ha avviato la campagna “Salva le bambine” offrendo fin dalla gravidanza assistenza gratuita a madri e neonate che richiedono vaccinazioni e cure post parto e alle donne sfregiate con l’acido. Un’impresa non facile per il figlio di un facchino dei mercati e di una lavandaia, che ha lavorato per mantenersi agli studi e lottato con debiti e cambiali per avviare la clinica. Ma con qualche contributo esterno, le visite private e i ricavi dei parti di maschi, in pochi anni nel suo modesto ospedale sono già nate 500 piccole indiane benvenute al mondo con una candelina sulla torta e il coro “Happy birthday” di medici e infermiere. Non sembri poco in un Paese dove la cerimonia è generalmente riservata ai maschietti. Le foto del dottor Rakh mentre celebra i compleanni delle piccole venute al mondo nelle sue mani sono ormai popolari su social e giornali del Paese. Ministri e personalità fanno la fila per visitarlo e donne da tutto il Maharastra e altrove vengono a partorire le loro figlie in un clima di festa, e non di funerale.
Già l’ex primo ministro progressista Manmohan Singh aveva definito il trattamento delle donne e il femminicidio in particolare «una vergogna nazionale» e si appellò agli indiani per avviare “una crociata” in difesa delle figlie. Anche l’attuale premier Narendra Modi, di visioni politiche opposte, ha ripetuto pressappoco le stesse cose lanciando un anno e mezzo fa la campagna “Salva una bambina, educa una bambina”.
Ma il dottor Rakh era uno dei pochi che in battaglia ci era già andato rischiando la bancarotta consapevole che solo l’esempio e non uno slogan possono cambiare società patriarcali come l’India. Negli ultimi mesi è cresciuta su sua iniziativa la rete dei medici che in tutto il Paese offrono assistenza gratuita al parto di almeno una bambina al giorno e i cittadini di Pune ormai non sono sorpresi di vedere nelle strade le marce con lo striscione «Una figlia è preziosa come un figlio». «Il giorno che vedrò ovunque festeggiare la nascita di una bimba – dice – farò pagare di nuovo a tutti le spese del parto».