la Repubblica, 9 settembre 2016
La bolla dei container sta mettendo in crisi il commercio mondiale
La “bolla dei container” fa scattare l’allarme rosso nel commercio mondiale e rischia di mandare in crisi (ancor prima dell’autunno) la stagione natalizia dei grandi marchi di elettronica, moda e giocattoli. La crisi covava sotto la cenere da almeno un anno, dopo che l’eccesso d’offerta di trasporti marittimi – la strada su cui viaggia il 95% delle merci globali – ha dimezzato i prezzi, mandando in profondo rosso 11 dei 12 big del settore. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il fallimento della coreana Hanjin, travolta da 5 miliardi di debiti. Ottantacinque delle sue navi con a bordo 500mila container sono da giorni tagliate fuori dalle rotte mondiali. Senza soldi per pagare la benzina o le gru per lo scarico, senza cibo e acqua, impossibilitate ad attraccare in porto dove le attendono per sequestrarle creditori e clienti (come è successo ieri a Long Beach).
Il gruppo coreano rappresenta solo il 3,2% del traffico totale. Ma la macchina perfetta che gestisce la logistica via mare ha meccanismi delicatissimi. E i suoi guai rischiano di far crollare come un castello di carta la ragnatela di collegamenti tra Europa, Asia e America. Circa 14 miliardi di merci – giocattoli per Natale, elettronica di consumo, capi sportivi e di moda – sono bloccati sui moli o sulle navi della Haijn e i loro proprietari, lasciati a piedi dal flop dell’azienda di Seoul stanno cercando freneticamente soluzioni alternative. I concorrenti hanno potenziato l’offerta. La Corea del Sud ha inviato 20 barche a sostituire le “sorelle” affondate dal crac. Ma il danno ormai è fatto. Le quotazione per affittare un container sono aumentate in poche ore del 36% sulla rotta Asia-Europa e del 41% per arrivare fino agli Usa. La Samsung dovrà noleggiare 16 aerei per portare a destinazione – se mai riuscirà a sdoganarli – i 38 milioni di componenti elettronici fermi sulla coperta di due navi Hanjing alla fonda fuori dal porto di Long Beach per non lasciar vuoti gli scaffali in vista del 25 dicembre. I ritardi di questi giorni – dicono gli esperti – avranno effetti pesanti su tutto il sistema per almeno 3-4 mesi. E i concorrenti della flotta coreana lottano contro il tempo per ridurre i debiti ed evitare di fare la stessa fine.
A pesare sul settore sono due fattori: la crescita anemica dei commerci – complice la frenata cinese – e la sovracapacità dell’offerta. La dimensione media delle navi è cresciuta del 90% in 20 anni. Maersk, leader del comparto, ha navi in grado di caricare 18mila container l’una. E nel primo semestre 2016 ha ricavato per ogni container 1.857 dollari, il 25% in meno dello scorso anno. I big hanno provato ad allearsi: Maersk con Msc, la francese Cma ha rilevato Neptun Orient, Hapag Lloyd ha fatto shopping nel Golfo. Ma per ora non è bastato a far girare il vento. E molti temono che il crac dell’Hanjin sia solo l’aperitivo di una crisi destinata a fare altre vittime.