la Repubblica, 9 settembre 2016
Ancora lo studio Sammarco
In un precipizio di cui non si indovina il fondo e dove, come vedremo, ancora una volta non è chiaro chi menta e chi dica il vero, si spegne l’avventura mai cominciata di Raffaele De Dominicis. E la ragione è che l’ormai ex magistrato contabile è indagato dalla Procura di Roma per abuso di ufficio, dunque «incompatibile» con il codice Cinque Stelle. Una storia semplice, si direbbe. Ma, al contrario e come nel caso Muraro, biforcuta se solo si mettono in fila i fatti e le domande che pongono.
E dunque: accade che nel 2015, quando De Dominicis è ancora Procuratore regionale della Corte dei Conti, un suo collega, il viceprocuratore Guido Patti, lo denunci contestando che la mancata impugnazione di una sentenza in cui la Corte è risultata soccombente non sia frutto di legittima discrezionalità del capo dell’Ufficio, ma di un interesse privato del Procuratore. L’esposto finisce sulla scrivania del pm della Procura Roberto Felici che ritiene la faccenda non fondata, al punto da mantenerne l’intestazione formale “contro ignoti” e di chiederne l’archiviazione. Che tuttavia non arriva. Il gip Maria Paola Tomaselli non solo infatti restituisce il fascicolo al pm disponendo che prosegua l’indagine, ma dispone che l’istruttoria passi da “ignoti” a “noti”, con l’iscrizione al registro degli indagati di De Dominicis.
La decisione è del giugno scorso e la data è fondamentale, perché è la sola bussola nel gioco di specchi in cui, di qui in avanti, si trasforma questa storia. A giugno, De Dominicis è infatti un nome che nulla dice alla Raggi, che un assessore al Bilancio già ce l’ha – Marcello Minenna – ma il nome del magistrato e la sua vicenda giudiziaria molto dicono allo studio legale Sammarco (leggi Previti), dove la Raggi è stata avvocato e che ormai sappiamo essere stato il singolare incubatore della classe dirigente che la Raggi ha deciso di promuovere al governo della città. È infatti un giovane avvocato dello studio Sammarco quello che difende De Dominicis nella vicenda all’attenzione della Procura (o almeno così sostiene l’interessato nell’intervista che pubblichiamo) e dunque è ragionevole concludere che quando la Raggi, dopo le dimissioni di Minenna, tiri fuori dal cilindro l’ex Procuratore, sia lo stesso studio che “garantisca” per il profilo del nostro. Siamo al primo di settembre e non è dato sapere se nei conversari tra la sindaca e i suoi antichi datori di lavoro saltino fuori la storia di quella vecchia inchiesta per la quale, in giugno, è stata disposta l’iscrizione al registro degli indagati, come pure i procedimenti disciplinari per “violazione del segreto istruttorio” cui è stato sottoposto nel tempo o ancora gli atti trasmessi in Procura e a quanto pare archiviati da un altro viceprocuratore contabile, Rosa Francaviglia, professionalmente non in sintonia con l’ex Procuratore regionale e impegnata da tempo nel perseguire le irregolarità nei rapporti tra la pubblica amministrazione e le cliniche degli Angelucci.
È un fatto che l’ex Procuratore giuri che a lui di essere indagato non è stato detto da nessuno. Né dal giovane avvocato che lo difende, né da un avviso di garanzia. Ed è un fatto che la Raggi fino a 24 ore fa tiri dritto, pregando De Dominicis di compilare il modulo che autocertifica lo stato del suo casellario giudiziario. Condanne e carichi pendenti. Cosa che, a suo dire, l’ex Procuratore fa la sera di mercoledì 7 settembre, segnalando di essere «immacolato come la Vergine». La circostanza, come abbiamo visto, non è vera. Perché – al netto del suo esserne o meno consapevole – l’iscrizione risale a metà giugno. Ma è tuttavia vero che la Raggi quella notizia la riceva. «In queste ore», dice ieri in serata. Bene. Ma da chi? Se l’interessato non mente, non è stato certo De Dominicis a comunicargliela. Dunque? Gliene ha forse parlato lo studio Sammarco prima che la nuova frittata si consumasse? O chi altro? E, in ogni caso, come mai mentre sul conto dell’assessore Muraro «è bene aspettare le carte e capire», per De Dominicis si torna alla vecchia regola draconiana dell’iscrizione al registro degli indagati che vale come marchio di appestato della vita pubblica? Certo è singolare che, un minuto esatto dopo il post su Facebook con cui l’ex Procuratore viene messo alla porta senza neanche il garbo di una telefonata, sul suo conto, dal Campidoglio si levi un venticello che della sua reputazione fa carne di porco. Mentre si sente piangere la signora De Dominicis nel salotto di casa, sul Procuratore si rovescia il sospetto di relazione massoniche, di una deplorevole fama nei rapporti con l’altro sesso, naturalmente senza uno straccio di riscontro. Uno spettacolo selvaggio. Mentre il Procuratore sbraita e, abbandonandosi a tratti al turpiloquio contro nemici cui non riesce a dare un nome, grida al complotto e medita vendette in tribunale. Allungando così la lista dei “Vaffa”. Stavolta non in una piazza di Nettuno.