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 2016  settembre 08 Giovedì calendario

Mister Zara ha superato Bill Gates: è il più ricco del mondo

Amancio Ortega Gaona è di nuovo l’uomo più ricco del mondo. Il proprietario di Inditex, la società che controlla Zara, oltre ad altri sette marchi che presidiano il centro delle città dell’intero pianeta ha superato Bill Gates nella classifica di Forbes. Un patrimonio di 78,5 miliardi di dollari per il fondatore di Microsoft, 78,6 (ovvero 69,860 miliardi di euro) per il re dell’abbigliamento di Galizia, classe 1936, figlio di uno spazzino delle Ferrovie spagnole che, partendo da un negozio di biancheria di La Coruna, ha costruito un impero che avanza implacabile ad ogni latitudine: 31 nuovi punti vendita (che vanno ad aggiungersi ai 7.085 esistenti in 90 Paesi) aperti nel solo secondo trimestre di quest’anno, compreso il primo emporio in Vietnam. Una macchina da guerra che in un trimestre ha creato 11.900 posti di lavoro, di cui 2.385 in Spagna e che, pure in tempi di crisi (per i concorrenti) registra un tasso di crescita del 17%.
Non è la prima volta che il signor Amancio supera il re del software. Era già successo nell’ottobre del 2015, ma il primato in quell’occasione durò lo spazio di una giornata, poi le oscillazioni di Borsa riportarono in testa il miliardario Usa. Potrebbe andare così anche stavolta. Ma è assai difficile che Ortega se la prenda più di tanto. E non solo perché, per natura, rifugge dai riflettori. O perché nel corso di quest’anno la sua fortuna personale è cresciuta di 11,6 miliardi di dollari mentre Gates si è dovuto accontentare, si fa per dire, di 3,5 miliardi di dollari. La realtà è che Ortega, che pure possiede iboutiques un po’ ovunque (compresa il recentissimo shop di Soho, nel cuore di New York) concede poco al tempo libero. Il suo regno resta la fabbrica di La Coruña, dove ama consumare i pasti in mensa facendosi raccontare le ultime gesta del Deportivo dagli operai perché lui, che non ha l’abbonamento, di domenica, quando non lavora, segue le gesta della figlia, provetta amazzone impegnata in concorsi ippici in Spagna e non solo.
La storia di don Amancio è stata oggetto di diverse biografie che ne illustrano le gesta fin dalle origini, poverissime, quando cominciò a lavorare a 12 anni per sostenere la famiglia. Si sprecano gli studi delle business school e delle banche d’affari sull’impero Inditex (che sta per Industria del Diseno Textil), materia che dovrebbe interessare in particolare l’Italia, terra della moda e del design. Come mai il Bel Paese, che ha ceduto non poca parte del suo patrimonio di marchi ai colossi francesi non è stato in grado di dare vita ad una Inditex tricolore? Nel corso degli ultimi trent’anni Inditex si è affermato come un fenomeno globale e oggi realizza un quarto del giro d’affari in Asia, il mercato più promettente in termini di crescita. Il segreto sta nella velocità con cui i prodotti, copiati e riadattati dal centro stile, escono dalle fabbriche di Inditex per approdare nel centro delle città, a prezzi così modesti da stimolare la voglia di acquisto. Alle spalle c’è una logistica eccellente più un’organizzazione commerciale e finanziaria molto efficiente, frutto di grandi investimenti industriali effettuati grazie agli utili ma anche al sostegno delle grandi banche di Spagna. Lo stesso non vale per il gruppo Benetton che, proprio mentre Ortega varcava la soglia della Borsa, era affaccendato con le Autostrade, Telecom ed Autogrill. Un buon affare, ma un’occasione persa per il Bel Paese.