Libero, 7 settembre 2016
Invece entrare alla Apple di Napoli è troppo difficile. Due iscritti su tre non si presentano alla selezioni
Domande troppo difficili o forse la coincidenza con altre selezioni irripetibili (ieri c’è stato il test per entrare a Medicina, tra l’altro). O la mancanza di una certezza: che alla fine spunti un vero posto di lavoro. Sta di fatto che sugli oltre mille che si erano iscritti alla prima prova di lunedì (30 domande in 60 minuti), per entrare alla Apple Academy partenopea (in collaborazione con l’università Federico II), si sono presentati appena in 350 (il 35% appunto). Prove dure, americane: 30 domande 30 risposte esatte, pena l’esclusione. Ieri poco meno del 40% degli iscritti hanno fatto il test. Le selezioni andranno avanti per tutta la settimana fino a venerdì a botte di mille “potenziali” candidati al giorno. Sempre che se ne presentino così tanti. E già lunedì prossimo si dovrebbero conoscere i risultati. E salteranno fuori i nomi dei 300 “geniacci” selezionati per passare ai colloqui orali (ovviamente in inglese), così come in lingua sono stati i test “estremamente tecnici”. La Federico II ha preparato oltre 350 domande e i tablet della Mela – opportunamente settati da inviati della multinazionale – li sottopongono ai candidati.
La sorpresa è che dei 4.174 iscritti se ne siano presentati al primo round di selezione, poco più di un terzo dei primi 1000. Al secondo giorno il 40%. «Test molto tecnici, in lingua e difficili da comprendere», mettono le mani avanti alcuni dei potenziali aspiranti programmatori dell’Accademia alle falde del Vesuvio. E proprio così spiegava ieri “la grande fuga” il rettore dell’ateneo campano: «Non è una sorpresa», ha assicurato Gaetano Manfredi, «l’accesso era gratuito e i test sono molto specifici. Chi ha fatto domanda sull’onda dell’istinto, ha deciso di desistere se non aveva la competenza. Pensiamo di chiudere con un 60% di candidati presenti. E su 4mila sono già tanti».
Sarà, però ci si aspettava qualcosa di più almeno in termini di adesioni concrete. Soprattutto dopo il battage nazionale offerto da Matteo Renzi che prima a gennaio (con l’ad di Apple, Tim Cook a Palazzo Chigi), annunciava 600 nuovi posti di lavoro Apple a Napoli. Salvo poi a luglio sterzare (su Fb), sull’avvio di 200 posti di formazione presso la Federico II con la collaborazione sì della Apple, ma senza nessuna certezza di essere assunti dal colosso di Cupertino.
A qualche mese di distanza è ormai chiaro che del 4.174 aspiranti borsisti, solo 200 accederanno all’Academy di San Giovanni a Teduccio – periferia orientale di Napoli – e poi durante il corso (che dovrebbe cominciare a inizio ottobre), la Apple fornirà un kit con iBook, iPad e iPhone, e ai 10 migliori anche delle borse di studio di circa 800 euro (ma la Regione Campania sta lavorando per coprire le spese per tutti e 200 gli studenti). Alla fine del corso, visti i risultati e “studiati” i cervelloni, la Apple “potrebbe scegliere il migliore da portare a Cupertino”. Per tutti gli altri aspiranti programmatori IoS (il sistema operativo dei dispositivi mobili Apple), ci si deve affidare alle promesse di Gaetano Cafiero, presidente della sezione Ict dell’Unione Industriali, che ha garantito che offrirà «posti di lavoro ai primi 100 giovani che si formeranno nell’Academy».
La fame di lavoro non sembra soltanto una prerogativa del nostro Mezzogiorno. Certo è significativo che il 75% degli aspiranti candidati (con il miraggio di una borsa di studio di 800 euro garantiti dalla Regione), fosse inizialmente della Campania. E solo il 15% da fuori regione (in prevalenza Puglia, Lazio e Toscana), e il 5% appena da fuori Italia. Vedremo i numeri dopo le selezioni. E poi fra un anno chi realmente morderà la Mela...