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 2016  settembre 07 Mercoledì calendario

Politics senza politico non funziona

Spiazzati, si rimanda tutto alla prossima, ma intanto un qualche talk bisogna farlo. E così a Luigi Di Maio che a poche ore dal programma fa il gran rifiuto e non ci va, riesce l’unica mossa davvero destabilizzante contro i poteri forti, quelli del talk tv appunto, in questo caso. Politics, ovvero il post-Ballarò di Raitre, finisce così a dibattito coi giornalisti e servizi esterni già preparati in chiave Di Maio, un insieme che alla fine richiama molto certi talk del mattino: il guaio è che intanto a Roma e al Direttorio grillino sta venendo giù tutto e non solo non c’è lo streaming ma non se ne sa pressoché nulla per oltre mezza durata di trasmissione: e l’impressione alla fine è di quelle tipo parliamone tanto mentre si attendono i risultati elettorali e nessuno sa nulla. Succede, ma spiazza davvero per quella che a suo modo doveva essere una serata storica per la Rai, ovvero non solo il superamento del semplice, si fa per dire, Ballarò ma l’invenzione in diretta e in work in progress e via social e grande partecipazione di popolo (guai a negarsela), del talk moderno.
Il punto, come si dice, è la narrazione che Gianluca Semprini e il suo gruppo hanno lanciato nella insistita campagna di spot in onda da mesi: cambiare tutto, per Politics, significa prendere il politico e inchiodarlo alla sedia e alle sue responsabilità: alla prima divagazione o discorso fumoso il politico viene portato via di peso (nello spot, nella realtà non si sa e non l’abbiamo appunto potuto scoprire ieri sera e sarà per la prossima). Saltando quello, salta tutta la narrazione, appunto, e viene fuori altro. Solo nell’ultima parte arrivano i politici, ma sono in coppia – Martina e Tremonti – e tutti quelli che si erano messi alla tv per vedere il politico singolo torchiato e infine portato via – e magari in maniera rude – da qualche addetto nerboruto rimangono vagamente delusi. Peccato perché era una gran serata quasi fatta apposta, tanto fatta apposta che il politico prescelto, Di Maio, si è ben guardato dal partecipare all’esperimento: e la questione del talk, il dibattito sul dibattito, insomma, rimane in sospeso. Per dire, in contemporanea assoluta ieri sera su La7 mandavano In Onda come una specie di All Star Game, in studio, in ordine sparso, Mentana, Travaglio, Alba Parietti, Claudio Amendola, De Bortoli etc etc. Come a dire, noi crediamo ancora al talk siffatto: e c’era pure Matteo Orfini, presidente Pd, che l’altro giorno ha scritto un paio di cose piuttosto decise sull’annunciato nuovo corso di Politics e di Semprini. Primo, i 90 secondi annunciati per rispondere a qualunque domanda sono una follia, soprattutto se la questione posta è complessa. Secondo, ha detto Orfini, posso tranquillamente confessare che in passato si andava ai talk per divertirci con poco impegno e fare lo show. Ieri sera non è stato possibile, ma se in futuro Politics farà ragionare diversamente politici e pubblico su cose di questo genere potrà avviarsi a vincere battaglie. Altrimenti come non detto, tanto alla fine è talk ma è soprattutto show.