Corriere della Sera, 7 settembre 2016
Il caso Raineri spiegato bene da Cantone
«Questa storia della strumentalizzazione del nostro ruolo la sento ripetere ogni giorno, ma il mio motto è che quando riteniamo di avere competenza per intervenire e ragione nel merito non ci fermiamo, altrimenti si ritorna alla palude e all’immobilismo».
Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, solitamente invocato come «risolutore di problemi», nella vicenda della giunta comunale di Roma viene additato ora come parte di un complotto contro la Raggi, ora nel ruolo di chi ha tolto le castagne dal fuoco alla sindaca, fornendole il pretesto per licenziare un capo di Gabinetto divenuto scomodo. E lui sorride: «Credo che questa disparità di vedute sia la migliore dimostrazione della nostra correttezza».
Chi le ha chiesto il parere sulla nomina della giudice Carla Raineri a capo di Gabinetto?
«La sindaca Raggi in persona, nel suo ufficio, nel primo pomeriggio del 29 agosto. Eravamo soltanto io e lei, prima che cominciasse una riunione con i rispettivi collaboratori che riguardava altre questioni; il suo capo di Gabinetto non c’era. Mi ha consegnato un fascicolo a sua firma».
La sollecitò a fare presto?
«Alla fine dell’incontro mi ha detto che per lei la questione era urgente. La richiesta occupava due pagine, più gli allegati. Io ne ho parlato con il professor Merloni, che si occupa di vigilanza anticorruzione, e abbiamo subito verificato che c’erano profili di nostra competenza. In particolare due diversi pareri dell’Avvocatura comunale, difformi del tempo. All’inizio avevano sostenuto che la nomina della dottoressa Raineri dovesse avvenire secondo l’articolo 90 del Testo unico sugli Enti locali, come per gli uffici alle dirette dipendenze del sindaco; in seguito che si dovesse procedere con l’articolo 110, relativo agli incarichi di specializzazione, come era effettivamente avvenuto».
Come mai queste differenze di vedute?
«È quello che ci siamo chiesti, e per questo abbiamo aperto un’apposita istruttoria sulla correttezza del comportamento di quell’ufficio; da parte di un organismo di garanzia la difformità di pareri è un sintomo di un comportamento poco lineare. Una patologia che ha innescato la nostra competenza. Siamo in attesa di relazioni e chiarimenti, poi ci pronunceremo anche su questo».
Nel frattempo avete stabilito che l’incarico alla Raineri aveva seguito la strada sbagliata, provocandone le dimissioni.
«Noi abbiamo ritenuto che la procedura doveva avvenire con l’articolo 90, come si deduceva anche dall’autorizzazione del Consiglio superiore della magistratura; per questo abbiamo inviato le carte al Csm. Le conseguenze le hanno tratte la sindaca Raggi e la dottoressa Raineri. Noi non ci siamo pronunciati sulla nomina, bensì sulla procedura. Sulla forma, non sul merito: bastava cambiarla e non c’era bisogno di dimissioni».
Ma con la procedura per i dirigenti di alta specializzazione si guadagna di più...
«Questo è un aspetto segnalato nei pareri dell’Avvocatura, noi non ce ne siamo occupati. Il problema, per noi, è che ricorrendo all’articolo 110 bisogna procedere con una selezione tra vari candidati, non ci può essere una chiamata diretta come invece era successo».
Quando ha avvisato la Raggi della vostra decisione?
«Dopo che il nostro Consiglio ha approvato il parere, il pomeriggio del 31 agosto, abbiamo avvertito che la decisione era stata presa, e la sindaca ha mandato un addetto del Comune a ritirare il provvedimento presso il nostro ufficio. Per me la questione si era chiusa lì. Dopodiché, all’1.48 della notte, mentre dormivo, mi è arrivato un sms nel quale la sindaca mi preannunciava un comunicato su ciò che era avvenuto. Io, un po’ assonnato, le ho risposto che per me non c’erano problemi».
La giudice Raineri è stupita dalla «sorprendente rapidità» con cui avete agito. Che cosa risponde?
«Che il nostro Consiglio era già convocato da mesi per il pomeriggio del 31 agosto, con un nutrito ordine del giorno nel quale erano comprese, come sempre, le “varie ed eventuali”. Il parere richiesto dalla sindaca di Roma l’abbiamo inserito lì, insieme ad altre pratiche, come accade normalmente per i fascicoli che arrivano all’ultimo momento e non sono di particolare complessità».
Sergio Santoro, giudice del Consiglio nonché ex capo di Gabinetto dell’ex sindaco Alemanno e già capo dell’Autorità di controllo sugli appalti, oggi assorbita dall’Anac, ha contestato il merito del vostro parere.
«Sì, ho saputo che s’è espresso via Twitter, non sapevo fosse un mezzo per fornire pareri giuridici. E mi stupisce che un giudice del Consiglio di Stato si sia pronunciato su un provvedimento di cui, teoricamente, potrebbe doversi occupare visto che è impugnabile di fronte alla giustizia amministrativa».
Raineri ha già detto che non lo farà, pur ritenendo che voi abbiate sbagliato.
«Sono valutazioni sue, io rivendico l’alto profilo giuridico del nostro Consiglio, dove siedono noti e stimati giuristi, professori e un giudice amministrativo. Comunque l’applicazione del diritto è questione opinabile, se qualcuno stabilirà che abbiamo sbagliato ne prenderemo atto».
Come replica all’ex giudice Ferdinando Imposimato, vicino ai Cinque Stelle, secondo il quale lei ha teso una trappola alla Raggi per conto di Renzi?
«Sul momento ho pensato di querelarlo. Poi ho capito che s’era espresso senza conoscere il merito della questione; nei fatti sosteneva esattamente la nostra posizione, cioè che il rapporto tra sindaco e capo di Gabinetto è di tipo fiduciario, quindi ho deciso di lasciar correre».
Ma è vero che la richiesta della sindaca era scritta in modo tale che la vostra risposta non potesse che sancire l’illegittimità della nomina di Raineri?
«Può essere che avessero quell’intenzione, ma siamo abituati a istanze che in qualche modo suggeriscono la risposta, e abbiamo imparato a non farci condizionare. Ho letto che la dottoressa Raineri si sarebbe comunque dimessa per altre ragioni, e in questo caso le avremmo fatto un favore; per paradosso si potrebbe dire che siamo stati strumentalizzati anche da lei».
Come mai tarda il vostro parere sulla nomina e il compenso di Salvatore Romeo, segretario particolare della Raggi?
«Credo che lo esprimeremo domani (oggi, ndr ), è già iscritto all’ordine del giorno del Consiglio. In questo caso c’è anche da risolvere la questione preliminare sulla nostra competenza a pronunciarsi».
Dovete dire la vostra anche sulla nomina degli assessori Marcello Minenna, che nel frattempo s’è dimesso, e Paola Muraro, che pure si trova in qualche difficoltà.
«Decideremo domani. La procedura su Minenna non s’è fermata, poiché eventuali irregolarità non sono state sanate dalle dimissioni, mentre sulla Muraro sono stati segnalati problemi di incompatibilità. A prima vista mi pare di poter dire che in nessuno dei due casi ci siano anomalie».