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 2016  settembre 06 Martedì calendario

Niente sigarette e cibo scadente. La rivolta dei carcerati di Benevento

Ci sarebbe un mancato rifornimento di sigarette all’origine della rivolta scoppiata ieri pomeriggio nel carcere minorile di Airola, in provincia di Benevento. Celle sfasciate, uno dei due bracci messo a soqquadro e due agenti di custodia in ospedale per le ferite causate dalle gambe dei tavoli di legno ed i manici di scopa con cui i detenuti hanno tenuto in scacco – e percosso – i responsabili. Intorno alle 18 le prime avvisaglie della normalizzazione comunicate da Giuseppe Centomani, responsabile del Centro minori della Regione Campania: «La situazione è sotto controllo – riferiva il funzionario – la rivolta è rientrata». Ma sono stati momenti difficili, tenuto conto anche della particolarità dell’istituto di pena.
Secondo quanto riferito dal Sappe, il sindacato autonomo della polizia penitenziaria, attraverso il segretario Donato Capece, la faccenda stava prendendo una brutta piega, pessima: mobili e suppellettili distrutti, stanze devastate, violenze e minacce contro gli agenti intervenuti per fermare la sedizione.
Le sigarette che non arrivano, si diceva: ma pure sul vitto pare ci fosse qualche problema lamentato dai ragazzi rinchiusi ad Airola, ex palazzo ducale del Settecento donato allo Stato per la cura dei minori a rischio, già carcere femminile nel corso degli anni prima di diventare ufficialmente un burocratico «Ipm» (Istituto Penitenziario Minorile). Struttura sicuramente imparagonabile ai gironi infernali delle galere italiane cui siamo abituati a pensare, con poveri disgraziati e farabutti uno addosso all’altro 23 ore al giorno per carenza di spazi vitali minimi e tutto il resto. Nel carcere di Airola, in pieno centro cittadino e a soli cinque chilometri da una stazione ferroviaria, si vive decentemente, le celle sono accettabili, ci sono diverse attività formative e spazi ricreativi, seppur in un contesto di cronica scarsità di fondi e personale. Eppure ieri per alcune ore le cose erano sul punto di precipitare. «Mi sembra evidente che sia urgente un intervento degli organi ministeriali e regionali dell’amministrazione della giustizia minorile – continua il sindacalista Capece in una nota – È grave che non siano stati raccolti i segnali che nel corso del tempo il Sappe ha lanciato per evidenziare i focolai di tensione crescente all’interno del carcere di Airola», aggiunge.
Il riferimento è alla circostanza che nell’istituto beneventano siano presenti anche i cosiddetti «ultra ventunenni», detenuti che possono arrivare anche ai 25 anni nonostante l’intestazione formale e sostanziale del centro parli di minorenni. La legge lo consente, in presenza di particolari situazioni del giovane detenuto da sottrarre alla famosa «università del crimine» rappresentata dal carcere ordinario. Sarebbero stati proprio questi, peraltro separati abbastanza rigidamente dai veri «piccoli» ospiti dell’Ipm (la fascia 14/17 anni) a far scatenare la rivolta di ieri dinanzi a sigarette che non arrivavano e vitto sgradito. Ci sarebbe dell’altro, però, almeno stando all’ipotesi avanzata dal Sappe: l’immancabile camorra e una guerra tra giovani leve per il predominio che passa attraverso la dimostrazione che, volendo, neppure lo Stato si salva dalla loro forza di intimidazione, perfino dentro un carcere. Tutto può essere, bisognerebbe conoscere i nomi dei detenuti coinvolti ed incrociare i dati per capire la plausibilità dell’ipotesi. Certo è che il grosso dei detenuti (non oltre i cinquanta in tutto) proviene dal Napoletano ed è finita dentro per spaccio di droga e rapina.