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 2016  settembre 06 Martedì calendario

Gli italiani non si fidano più delle banche, preferiscono le Poste

Le formichine italiane del risparmio non sembrano credere alla narrazione che “tutto va in ripresa, madama la marchesa”. L’ottimismo che arriva da Palazzo Chigi e via XX Settembre sembra andare ad infrangersi contro la dura realtà dei numeri. E la fiducia in una ripresa sembra sbriciolarsi nonostante gli sforzi di comunicazione e propaganda.
Più l’economia frena, più gli italiani risparmiano. Soltanto che adesso sembrano aver sterzato: e invece che in banca sembrano preferire far la fila all’ufficio postale. Come dargli torto: tra scandali, fallimenti e pseudosalvataggi sembra che la fiducia granitica si sia quantomeno incrinata. L’involontaria campagna pubblicitaria degli ultimi anni – con le banche che saltano per aria come petardi truffaldini, gli istituti di credito che chiudono e saccheggiano conti e risparmi – sembra aver reso più prudenti gli italiani. I risparmiatori sembrano aver letteralmente sterzato nelle preferenze. Anche perché con i rendimenti ai minimi storici (se non negativi), più che la caccia a ritorniall’investimento si cerca l’affidabilità, la solidità e la liquidità immediata.
Ieri Assogestioni ha comunicato l’andamento nel primo semestre 2016 dell’industria del risparmio gestito. «L’andamento degli investimenti negli ultimi 6 mesi è cresciuto di 28 miliardi di euro». Però, a ben guardare, c’è da registrare tra primo e secondo semestre un brusca frenata. E infatti la raccolta netta nel periodo marzo-giugno è calata a “soli” +935 milioni di euro dai 27,5 miliardi nel primo trimestre. Si tratta del saldo più modesto dalla fine del 2012, quando nel quarto trimestre la raccolta era stata negativa. La prima metà del 2016 si chiude così con sottoscrizioni per 28,4 miliardi contro i 96 miliardi del primo semestre del 2015. Resta comunque il fatto che a giugno il patrimonio gestito superava i 1.871,5 miliardi (dai 1.856,8 miliardi a marzo, vicino ai massimi storici).
Significativo, certo, il fatto che in tutta questa incertezza globale gli italiani alle prese con il rallentamento della mini ripresa riescano ancora a risparmiare e a mettere fieno in cascina. E poi la minipatrimoniale introdotta da Monti e incentivata da Renzi – con l’aumento delle prelivo sul capital gain – ha fatto il resto, sollecitando gli italiani a mollare gli investimenti e a rifugiarsi altrove. Scorrendo la lista dei gestori salta all’occhio la crescita di alcuni. Poste italiane spicca (ma non è l’unico), nell’elenco dei gestori che intercettano una buona fetta dei risparmi accumulati in questi 6 mesi. La raccolta nel primo semestre 2016 è stata di 4.650 milioni. Portando così il patrimonio gestito da Poste a oltre 79.750 (+4,1%, rispetto ai 75.022 milioni precedenti). Certo ci sono altri gestori (come Generali, Intesa San Paolo, Unicredit), che fanno la parte dei leoni, però il balzo di Poste è significativo. Agli italiani più che un guadagno sostanzioso – ormai un miraggio – interessa la solidità, l’affidabilità e, soprattutto, la liquidità immediata.