6 settembre 2016
Virginia Raggi sapeva da luglio che Paola Muraro era indagata • D’Alema lancia il suo Comitato del No al referendum costituzionale • Matteo Renzi vuole togliere le slot machine da bar e tabaccherie • A Hong Kong i leader della Rivolta degli ombrelli sono stati eletti in Parlamento • L’indiano ammazzato di botte da quattro connazionali in una fattoria di Piacenza • Il panda non è più a rischio estinzione
Campidoglio Virginia Raggi sapeva da luglio che Paola Muraro, sua assessora all’Ambiente, era indagata. Ad ammetterlo, davanti alla commissione parlamentare sulle Ecomafie, è la stessa sindaca, che assicura di aver avvisato i vertici del M5S (che però negano). «Appena l’avvocato della Muraro ci ha informati ho avvertito il mio capo di gabinetto Raineri e i vertici del Movimento, assieme abbiamo valutato che senza contestazioni specifiche non c’erano provvedimenti da prendere. Si tratta di fatti che la Procura sta accertando. Fino a un eventuale rinvio a giudizio è improprio anche definirli reati», ha detto la Raggi. In seguito precisa di aver avvisato «alcuni parlamentari, Paola Taverna, Stefano Vignaroli (suoi rivali all’interno del Movimento, ndr), un eurodeputato e un consigliere regionale, ma non Luigi Di Maio e Grillo». Il direttorio romano smentisce di aver saputo qualcosa. Anzi la deputata Carla Ruocco, che ne fa parte, precisa: «L’ho appreso dai giornali» (Fiano, Cds). [Sull’argomento leggi anche il Fatto del Giorno]
D’Alema Ieri al cinema Farnese, davanti a trecento persone, Massimo D’Alema ha lanciato il suo Comitato del No al referendum costituzionale. Alla presidenza ha messo l’avvocato ex senatore Guido Calvi. Non ha detto chi ne farà parte. L’ex premier promette che non tornerà in politica, la sua sfida a Renzi riguarda la salute di un «sistema democratico profondamente indebolito» e non il Pd, non la leadership della sinistra. «Non siamo qui per dividere il Pd» assicura D’Alema. Se ha deciso di lanciare i suoi Comitati del No e buttarsi in una «campagna impegnativa» è perché la riforma del Senato è «un pastrocchio che spacca il Paese». Due gli obiettivi dichiarati, spazzar via il partito della nazione e costringere il governo a rottamare l’Italicum. Una legge nata da una «maggioranza trasformista, che non aveva il mandato per cambiare la Costituzione». Nel Pd sono in tanti a dare per scontata la scissione, in caso vinca il Sì. Ma D’Alema per ora frena: «Ci sono quelli che restano, come il sottoscritto... Non faccio partiti né correnti. Come ha affermato il presidente del Pd, vige la legittimità dell’opinione in dissenso» (Guerzoni, Cds).
Azzardo 1 In una intervista al magazine «Vita» che uscirà il 9 settembre Matteo Renzi ha detto che vuole togliere « le slot machine da bar e tabaccherie» (Di Frischia, Cds).
Azzardo 2 Nel nostro Paese i giocatori «patologici» sono arrivati a quota 256 mila (Rizzo, Cds)
Azzardo 3 In Abruzzo si registra la maggiore spesa pro capite, e L’Aquila ha il record nazionale di densità delle slot machine: una ogni 83 aquilani, quasi il doppio della media nazionale di uno a 143 (ibidem).
Azzardo 4 In in Abruzzo, a Genova e a Piacenza non si possono mettere le slot machine nei cimiteri. Luoghi sensibili, dicono le delibere (ibidem).
Hong Kong A Hong Kong sono stati eletti al al Legislative Council della City, il Parlamento dell’ex colonia britannica tornata alla madrepatria cinese nel 1997 come Regione amministrativa speciale, sei giovani tra i 25 e i 30 anni il cui programma politico è dare ai 7,3 milioni di hongkonghesi l’indipendenza da Pechino. La percentuale dei votanti nelle elezioni di domenica è stata record per Hong Kong: 58%, già un primo segnale di interesse per la battaglia democratica dopo i 79 giorni «radiosi» dell’autunno 2014, quando i ragazzi del Movimento Occupy Central scesero in strada con i loro ombrelli gialli per chiedere elezioni libere. Non le ottennero, perché per Pechino sarebbe l’inizio della fine del Partito comunista inteso come Partito-Stato, ma i ragazzi si sono riorganizzati e trasformati, dalle barricate sono scesi per entrare in Parlamento e ora alzano la posta in gioco: un sondaggio di luglio ha rilevato che quasi il 40% degli hongkonghesi tra i 15 e i 24 anni vuole l’indipendenza dalla Cina dopo il 2047. L’autonomia semi-democratica non basta più (Santevecchi, Cds).
Delitto Jagtar Singh, 34 anni. Indiano, lavorava come addetto alle stalle in un’azienda agricola di Gossolengo vicino a Piacenza. Un anno fa aveva fatto assumere dal proprietario della cascina, per lo stesso lavoro, quattro connazionali tra i 29 e i 35 anni: siccome quelli non capivano una parola d’italiano, gestiva pure i loro stipendi. L’altro giorno i quattro, avendo scoperto che il Singh gli aveva rubato centomila euro, lo presero a calci e pugni finché non smise di respirare. Quindi gli legarono mani e piedi, lo infilarono in un sacco della spazzatura, e l’andarono a buttare dal ponte di Tuna sul greto del fiume Trebbia. Domenica 4 settembre in un’azienda agricola di Gossolengo vicino a Piacenza (Poletti, Sta).
Panda Il Panda gigante, fino a ieri classificato «Endangered» (minacciato) nella Lista Rossa dell’Iucn - l’Unione mondiale per la conservazione della natura, l’organizzazione internazionale che per conto dell’Onu gestisce la Red List delle specie minacciate di estinzione al mondo - oggi è «Vulnerable», cioè è stato declassato da una categoria di pericolo maggiore a una minore. Il fatto è che la popolazione del panda maggiore (Ailuropoda melanoleuca) specie che rimane molto rara perché vive esclusivamente nelle foreste di montagna della Cina interna e si nutre soprattutto di foglie di bambù, nel decennio 2004-2014 è stata oggetto di cure particolari. Il governo cinese ha istituito una settantina di riserve e protetto milioni di ettari - oltre il 45 % dell’habitat - tutelando oltre il 60 per cento degli esemplari. Nell’aggiornamento della Lista rossa si sottolinea come i panda siano aumentati del 17%. Nel 2014 un censimento del governo cinese ha stabilito che gli adulti in natura, nelle foreste della Cina, sono 1.864 e se si comprendono anche i piccoli il totale sale a circa duemila individui (Grande, Sta).
Gorilla Nella Red List - che ora include quasi 83 mila specie viventi, quasi 24 mila risultano in pericolo di estinzione. Tra queste ci sono quattro specie di grandi scimmie su sei, perché il bracconaggio nella Repubblica Democratica del Congo ha cancellato il 70% dei «Gorilla orientali» negli ultimi vent’anni, passati dalla lista «endangered» a quella «critically endangered», a solo un passo dall’estinzione in natura. Ne esistono meno di 5 mila esemplari liberi e sono in costante diminuzione. Nella stessa categoria rimangono il «gorilla occidentale» ed entrambe le specie conosciute di orangutan, mentre le altre due specie di grandi scimmie, gli scimpanzè e i bonobo, non se la passano per nulla bene e sono ancora nella lista «endangered». Altrettanto in crisi, segnala l’Iucn, è la popolazione di zebre, ridottasi del 24% negli ultimi 14 anni e tre specie di antilopi africane, anch’esse inserite nella lista dei «near threatened» a causa del bracconaggio (ibidem).
(a cura di Roberta Mercuri)