la Repubblica, 6 settembre 2016
Sul rifiuto della “medicina ufficiale” (che poi sarebbe: la medicina)
Il rifiuto della “medicina ufficiale” (che poi sarebbe: la medicina) e il conseguente ricorso alle cure fai-da-te, molte delle quali idiote e pericolose, è un fenomeno in aumento. Riflette un più vasto “rifiuto della delega” che investe anche la politica, l’informazione e molte altre cose. In soldoni: non ci si fida più delle “caste” fin qui preposte a governare questo o quell’aspetto della vita sociale, perché le si considera fuorviate o corrotte da interessi inconfessabili. Il fatto che in parte e a volte (ripeto: in parte e a volte) questo sia vero non dovrebbe autorizzare una persona ragionevole a considerare le vaccinazioni e la chemioterapia alla stregua di frodi commerciali e a curare la poliomielite o il cancro con le ortiche; oppure ad affermare che “tutto quello che dicono i giornali è falso” (copyright Grillo) preferendo auto-informarsi sui blog di comodo, quelli che scrivono solo quello che ti piace leggere. Il problema – profondo – è che senza fiducia negli altri una società non ha alcuna prospettiva di migliorare, forse nemmeno di sopravvivere. Anche perché costringe ognuno a sopravvalutare fino al ridicolo (e fino alla rovina) le proprie capacità di fare a meno delle competenze altrui. E se fino a poco tempo fa il pericolo era il cugino che ti diceva “non chiamare l’idraulico, lascia fare a me”, e ti distruggeva la casa; oggi il pericolo, proporzionalmente al picco della sfiducia negli altri, è che uno si curi da solo. Distruggendo una vita.