la Repubblica, 6 settembre 2016
La Stockholm, la nave che sventrò l’Andrea Doria, è ancora in mare, nonostante le tragedie e i passaggi da un proprietario all’altro
La nave che visse undici volte, che sessant’anni fa con la sua prua rinforzata per tagliare il ghiaccio colpì al cuore e fece affondare in mezzo all’Atlantico l’Andrea Doria, che fece parte di flotte poi cancellate dai crac finanziari, è ancora lì, ferma a una banchina del porto di Genova. Il suo undicesimo nome è “Astoria”, ma è il primo quello che si deve ricordare, Stockholm, la rompighiaccio svedese in servizio tra Stoccolma e New York che il 26 luglio del 1956 sventrò la fiancata dell’Andrea Doria, facendola affondare. Quarantasei furono le vittime del transatlantico italiano, cinque quelle della nave svedese che arrivò a New York il giorno successivo, con 327 passeggeri e 245 membri dell’equipaggio dell’Andrea Doria, e proseguì la sua vita in mare, iniziata il 21 febbraio del 1948 sotto le insegne della Swedish America Line, e mai più interrotta.
Guai però a pensare a una vita tranquilla, dopo la tragedia. Perché dentro la storia della Stockholm si può riassumere la tempestosa vita di mare di compagnie armatoriali nate dal nulla e poi fallite, di banchieri d’assalto pronti a tutto, di improbabili operazioni finanziarie. Tutto è passato attorno a quella che oggi è la più longeva nave da crociera in circolazione nel mondo, 68 anni di vita, un presente che si chiama appunto “Astoria”, immatricolata a Madeira, Portogallo, per la compagnia Cmv-Cruise & Maritime Voyages. Vita ordinaria, quella dell’”Astoria” che fa tappa a Genova per una crociera nel Mediterraneo e scarica a terra circa quattrocento passeggeri pronti a perdersi per i vicoli del centro storico. «Sono felice qui, la vita di bordo mi piace molto e mi trattano bene – spiega Paul, membro dell’equipaggio che scende in bermuda dalla nave e inizia a scattare fotografie – La storia di questa nave? Sì un po’ la conosco. Stockholm? No, non so nulla». Poco più in là un’anziana coppia tedesca si avvicina al bus che fa il tour della città. «La Stockholm? Certo che la conosciamo, è la nostra nave con il nome cambiato – rispondono – Ne abbiamo parlato anche a tavola, durante la navigazione. Abbiamo grande rispetto per quella tragedia, ma oggi questa è una nave da crociera che offre un servizio eccellente». Insomma, più “love boat” che nave killer, perché la vecchia prua rinforzata non c’è più e a poppa la nave è stata allargata per renderla più stabile in caso di mareggiate.
Un’anziana signora di piccole dimensioni, rispetto a navi da crociera che arrivano alle 200mila tonnellate di stazza lorda. Qui siamo a 16mila e i passeggeri, a pieno carico, non sono mai più di 500. Conseguenza di interventi continui sullo scafo e di passaggi altrettanto frenetici da un proprietario all’altro. Paradossalmente, il periodo più stabile coincide con quello più drammatico. Dal ’48 al ’60 naviga per Swedish America Line, che per rimetterla a nuovo dopo l’incidente investe un milione di dollari nei cantieri di New York e tre mesi dopo la rimette in esercizio. Nel ‘60 viene comprata dal governo della Germania Est. Base a Rostock, servizio passeggeri nel mare del Nord. Avanti così fino all’inizio dell’85, quando l’acquista una compagnia panamense, la Neptunus Rex, che la mette quasi subito in disarmo. Sembra la fine, nessuno vuole più la nave che diventa una caserma galleggiante e un ricovero per rifugiati politici a Oslo. E invece è ancora tempo di rinascita. La nave viene comprata dalla Star Lauro che affida ai cantieri del porto di Genova una profonda opera di restyling. Il nome, “Italia Prima”, serve ad annunciare che altre ne seguiranno. Ma la realtà è diversa, la nave resta ferma fino al ’93, poi comincia la girandola di proprietari, tutti travolti da crisi finanziarie. Dalla Valtur (“Valtur Prima”) alla Festival Crociere (“Caribe”), cambiano i nomi ma non il destino. La nave entra anche pesantemente nel crac della compagnia creata dall’armatore Giorgio Poulides che Carige aveva finanziato senza riuscire a recuperare i suoi crediti. Finito? Niente affatto. Sulla ex Stockholm sembra quasi abbattersi una sorte di maledizione quando nel 2008, in navigazione verso l’Australia, nel Golfo di Aden viene assaltata dai pirati somali che la circondano con una flotta di ventinove piccole imbarcazioni. Il destino sembra segnato, ma in attesa dei soccorsi il comandante riesce a tenere testa ai pirati soltanto con l’ausilio degli idranti d’acqua. Poi ancora crociere, senza fermarsi mai, spinta forse da un furore antico o, più banalmente dalla voglia di business che gli armatori hanno davanti al ricco mercato delle crociere. A marzo del 2016, l’Athena diventa Astoria. L’ultima svolta. Per ora.