Corriere della Sera, 6 settembre 2016
La controreplica di Roberto Perotti a Yoram Gutgeld
Caro direttore,
Yoram Gutgeld ha risposto alla mia intervista apparsa sul Corriere del 4 settembre. Yoram Gutgeld è un amico, che ha scelto di lavorare in modo silenzioso ma rigoroso ed efficace, sugli acquisti pubblici e su altri importanti argomenti. Non ho intenzione di polemizzare, mi limiterò ai numeri. In neretto i dieci punti nella risposta di Gutgeld.
Perotti parla di un aumento dell’1% sul Pil. Cerchiamo di essere chiari: nel 2013 il deficit era al 3%, nel 2016 siamo al 2,4%. Possiamo poi aggiungere che è al livello più basso degli ultimi dieci anni.
Nell’intervista affermo «devo anche dire la decisione del governo di aumentare il disavanzo di circa l’1% del Pil rispetto agli impegni presi con la Commissione poteva aver senso». Nel 2014 il governo si era impegnato a un disavanzo dello 0,9% per il 2016, quindi l’aumento rispetto agli impegni presi è stato di 1,5 punti percentuali di Pil, ben 24 miliardi. Inoltre, non corrisponde al vero che il 2,4% sia il disavanzo più basso degli ultimi dieci anni: nel 2007 era dell’1,5 percento. Per non parlare del più importante saldo primario (cioè esclusi gli interessi sul debito), che ancora nel 2013 presentava un avanzo più alto che in tutti gli anni seguenti.
La legge di Stabilità 2016 esplicita chiaramente che nessun ente territoriale può alzare le tasse. Non è una valutazione personale: è una legge del Paese, che come tale viene rispettata.
Non ci sono solo le tasse: si possono alzare le rette degli asili, i biglietti dei trasporti locali, ecc. E anche l’accumulo di 10 miliardi di debito sanitario da parte del Lazio negli anni passati, poi risanato da parte di vari governi, era contro le leggi del Paese.
Il prof. Perotti sostiene che con la riforma Madia tutti gli stipendi dei dirigenti saranno aumentati, ignorando che uno dei cardini della riforma dice esattamente l’opposto: cala la parte di posizione e cresce la componente legata al risultato, alla performance.
Non capisco: la riforma Madia dice che aumenta la percentuale legata al risultato; questo è perfettamente compatibile con un aumento dello stipendio totale. Infatti. Del resto, la riforma Bassanini introdusse per prima la componente legata alla performance: sappiamo tutti come è andata a finire, con aumenti generalizzati e premi assegnati a pioggia a tutti. E come la riforma Bassanini, i criteri di valutazione indicati nella riforma Madia sono inevitabilmente così generici da consentire tutto e il contrario di tutt o. Ma in più della riforma Bassanini, la riforma Madia abolisce le fasce; questo, grazie alla elasticità dei criteri di valutazione, porterà a un’omologazione verso l’alto.
Sui risparmi della riforma costituzionale è interessante conoscere. Noi stimiamo questo risparmio totale in oltre 500 milioni di euro, comprensivo delle Province. Il prof. Perotti quanto valuta questo indubitabile risparmio?
L’ho scritto: al massimo, volendo essere ottimisti, 150 milioni. I risparmi dall’abolizione delle Province sono esclusi: sono già stati attuati e conteggiati, non si può utilizzarli due volte. E permarrebbero anche se vincesse il No al referendum, perché molte funzioni delle Province sono state abolite o ridotte permanentemente anche in assenza della riforma costituzionale.
Il prof. Perotti confonde i cinepanettoni sussidiati nel passato con un sistema diverso di finanziamento del cinema che esiste in tutti i principali Paesi del mondo e che è il Tax credit, una delle forme più efficaci di sostegno ai territori. Forse un disoccupato del Sud può trovare più facilmente lavoro se quel territorio, anziché fare promozioni turistiche con le regioni in giro per il mondo, crea infrastrutture per il turismo anche alla luce del ritorno di visibilità che possono dare i film di tutto il mondo.
Il cinema italiano era già il più sussidiato d’Europa, per euro di produzione. Nel gennaio 2016 i sussidi sono stati più che raddoppiati. Una piccola parte dell’aumento è dovuta all’estensione dei tax credit che già esistevano. Gran parte dei finanziamenti precedenti, inclusi ai cinepanettoni, sono rimasti. Al di là dei numeri, la logica sottostante è pericolosa. Il film «Quattro matrimoni e un funerale» fu un successo mondiale, con un incasso nel 1994 di 244 milioni di dollari. Quanti italiani sono andati a fare turismo nelle location del film in Inghilterra dopo aver visto questo film? Prima di spendere i soldi del contribuente, bisognerebbe fare un esame di realtà, non affidarsi ai sogni.
I dirigenti pubblici percepivano fino a 301 mila euro quando Renzi è diventato presidente del Consiglio. Nel giro di un mese il limite è stato abbassato a 240 mila. È corretto dire che i costi sono stati ridotti o è giusto negarlo come sembra fare il prof. Perotti?
Nella mia intervista affermo: «Renzi ha ulteriormente esteso la limitazione ai compensi che era stata introdotta da Monti e da Letta». Ci sono anche controesempi, però: sotto il governo attuale, il compenso del direttore generale della Rai è passato da 240.000 a 625.000 euro. Inoltre, nessun governo ha fatto niente per contenere gli stipendi dei dirigenti sotto la soglia di 240.000 euro, la stragrande maggioranza, che rappresenta probabilmente il 99,5 percento del monte salari dei dirigenti pubblici.
Quando si parla di evasione fiscale, stranamente, il prof. Perotti ignora un dato: nella storia dei 70 anni di Repubblica il 2015 ha visto il livello di recupero dell’evasione più alto di sempre.
Non ho elementi per contestare questa cifra. Ma il mio punto non ha niente a che fare con questo: non basta recuperare risorse dall’evasione, bisogna utilizzarle per ridurre le tasse, non per aumentare la spesa.
Sulle partecipate le opinioni di Perotti sono opinioni totalmente slegate dalla realtà. La nostra analisi è che le partecipate diminuiranno in modo corposo perché per la prima volta ci sono strumenti concreti per il processo.
Ho argomentato che la riforma è impostata su un approccio formalistico–amministrativo che non ha funzionato nelle innumerevoli riforme tentate in passato; che è quasi interamente composta da clausole già proposte in passato e risultate totalmente inefficaci; che è stata formulata senza una conoscenza della realtà delle partecipate perché lo stesso ministero della Funzione pubblica non ha, dopo tanti anni, una lista aggiornata, informata e utilizzabile. Ho fornito numerosi esempi di tutto questo.
Sulle centrali d’acquisto Perotti conferma che dal 2016 arriveranno i primi risultati di un lavoro voluto dal nostro governo nel 2014. Egli stima i risparmi in oltre 4 miliardi e noi ce lo auguriamo. Ma come insegna la serietà e la credibilità, se si fanno riforme occorre del tempo per averne gli effetti.
Se ho ben capito, tutto questo significa che sono stato più ottimista e generoso dello stesso governo sulla cifra di 4 miliardi.
La Rai. Il canone costava ai cittadini che lo pagavano 113 euro nel 2015. Il canone è diminuito nel 2016 a 100 euro. E continuerà a diminuire nel 2017. Grazie a questo governo la Rai costa ai cittadini meno del passato e continuerà a costare meno. Le risorse complessive del canone Bbc ammontano a oltre 5 miliardi di euro, più di tre volte rispetto alla Rai?
Nel mio confronto tra Rai e Bbc facevo riferimento al costo medio per dipendente, che è di 79.300 euro in Rai e di 55.800 euro in Bbc. La Bbc è più grande della Rai, ovviamente, anche se molto meno del doppio: 4,31 miliardi di entrate contro 2,34 miliardi. Ma la Rai raggiunge 25 milioni di famiglie in Italia, più qualche milione all’estero; la Bbc 330 milioni di famiglie in tutto il mondo. E da un’indagine di Inflection Point, la percentuale di intervistati che ritengono i programmi della Tv pubblica «molto buoni» è del 5% in Italia (la più bassa del campione di 14 Paesi) e del 30% in Gran Bretagna, la più alta del campione. Dissento anche dall’argomento del canone, per i motivi ricordati sopra a proposito dell’evasione.
Per i cittadini che già pagavano il canone il costo della Rai diminuisce leggermente. Ma poiché l’evasione del canone diminuirà sostanzialmente, le risorse che affluiranno alla Rai da parte della comunità dei cittadini italiani nel suo complesso aumenteranno. Un esempio eclatante di un pessimo uso della lotta all’evasione, perché come abbiamo visto la Rai era già un’azienda inefficiente ed eccessivamente sussidiata.