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 2016  settembre 06 Martedì calendario

Soffiano venti di guerra fredda tra Usa e Russia

New York Nessuno si illude che il «deficit di fiducia», come l’ha chiamato ieri Barack Obama, tra Stati Uniti e Russia possa essere colmato prima dell’arrivo tra quattro mesi del nuovo inquilino della Casa Bianca. Ma la speranza è che le tensioni tra Washington e Mosca non sfocino in una riedizione della Guerra fredda tra le due ex-superpotenze (ed ex-arci-nemiche): come invece molti osservatori temono, evidenziando il moltiplicarsi dei motivi di scontro, dalla Siria all’hackeraggio, e l’indisponibilità delle due parti, e in particolare di Vladimir Putin, ad arrivare a mediazioni e compromessi.
Intendiamoci: la situazione è fortunamente ancora molto diversa dai tempi burrascosi di John Kennedy e Nikita Krusciov, o di Jimmy Carter e Leonid Breznev. Mosca e Washington infatti continuano a collaborare proficuamente in molti settori, a cominciare dallo spazio. E la Nasa si serve regolarmente delle basi di lancio russe per mandare in orbita i satelliti americani. Ma in altri campi le frizioni sono ora molto acute e, anche alle Nazioni Unite, la collaborazione tra le due capitali non è certo quella di pochi anni fa.
LO STALLO IN SIRIA
Dopo cinque anni di guerra, 470mila morti e milioni di profughi, l’inviato speciale dell’Onu Staffan de Mistura non riesce a imporre la cessazione delle ostilità, a normalizzare il flusso degli aiuti e aprire i negoziati per la transizione. Ad Aleppo e altrove si continua infatti a combattere: le forze di Bashar al Assad, con la copertura dei russi, cercano di riprendere le zone controllate dai ribelli in barba agli accordi. Washington chiede a Mosca di arrivare a una nuova tregua per rispondere alle urgenze umanitarie e concentrare l’offensiva sullo Stato islamico.
Ma la Russia sembra più interessata a rafforzare la sua testa di ponte in Siria e indebolire le forze più moderate che si battono contro Assad e che sono appoggiate dagli Stati Uniti e da alcuni paesi arabi. Nel frattempo, si rafforzano gli ex militanti di Al Nusra, il movimento che solo recentemenete si è affrancato da Al Qaeda.
LA CRISI DELL’UCRAINA
All’annessione della Crimea da parte della Russia nel marzo 2014 e agli aiuti di Mosca ai separatisti dell’Ucraina orientale, gli Stati Uniti e gli altri paesi occidentali hanno risposto con sanzioni commerciali durissime, che continuano ad avere effetti pesanti non solo sull’economia russa ma anche su molte nazioni europee. Il Cremlino non sembra avere alcuna intenzione di fare marcia indietro, continuando a comportarsi come se l’Ucraina fosse ancora un paese satellite. Mosca, secondo l’accusa ripetuta ieri da Obama, non rispetta neanche gli accordi sottoscritti a Minsk con la Francia e la Germania. E mentre le posizioni dei due campi sono ancora molto distanti, alcuni osservatori mettono in guardia sui pericoli di una “sorpresa autunnale”, cioè sui rischi di ulteriori annessioni da parte delle milizie filo-russe sostenute e armate dal Cremlino.
TENSIONI NEL BALTICO
Le tre nazioni del Baltico, Estonia, Lituania e Lettonia, temono di essere le nuove vittime, dopo l’Ucraina, dell’espansionismo di Vladimir Putin. La Nato ha da tempo rafforzato i suoi sistemi di deterrenza e introdotto difese missilistiche. Ma i caccia del Cremlino continuano a “sfidare” le unità dell’alleanza atlantica, sfiorando minacciosamente gli aerei e le navi militari americane. Il Pentagono risponde con avvertimenti e voli di protezione, ma il rischio è che un banale incidente possa scatenare l’escalation.
L’OFFENSIVA SUL WEB
La Casa Bianca è convinta che ci sia lo zampino del Cremlino dietro alle intrusioni degli hackers nei sistemi di posta elettronica del partito democratico e in altri computer del governo americano. Le mail sottratte sono poi state diffuse da Wikileaks (attirando così sul fondatore Julian Assange l’accusa di condurre una campagna a vantaggio del candidato repubblicano Donald Trump) creando molte inquietudini negli Stati Uniti e alcuni interrogativi sui sistemi di protezione dei dati elettorali. Vladimir Putin nega che il governo russo abbia avuto un ruolo nell’hackeraggio. Ma l’intelligence americana non ne è affatto convinta e ieri Obama ha lanciato un avvertimento: gli Stati Uniti hanno una capacità offensiva e difensiva in termini di pirateria informatica molto maggiore di ogni altro Paese, ma tutti i Paesi – ha detto il presidente americano – dovrebbero smettere le attività di hackeraggio di Stato e concentrarsi sulla difesa dai pirati free-lance.