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 2016  settembre 04 Domenica calendario

Con il processo telematico risparmiati 60 milioni di euro in un solo anno

Giunta alla sua seconda edizione, la ricerca sullo stato della giustizia in Italia elaborata da The European House – Ambrosetti che viene presentata questa mattina al forum di Villa d’Este, mostra una situazione generale in leggero miglioramento. Le novità aiutano: il processo civile telematico sta diventando lo standard tra giudici, avvocati e professionisti, con oltre 6 milioni di accessi giornalieri ai documenti online. Per lo Stato, il risparmio di costi è stato di 60 milioni di euro in un solo anno. L’altra grande novità, vale a dire la nascita dei tribunali delle imprese, sta portando a risolvere nel giro di un anno ben il 72% delle controversie. Ma il miglioramento non è ancora sufficiente – riassume Carlo Nordio, procuratore aggiunto di Venezia e tra gli autori della ricerca – e si notano anzi alcuni trend che non lasciano ben sperare per il futuro.
Due sono le criticità evidenziate dal rapporto: l’alto numero di cause pendenti e l’incidenza della corruzione sull’economia. Sono 4,5 milioni i procedimenti civili aperti, un livello altissimo anche se pur sempre in calo dell’8,5% sul 2014 e di quasi un quarto rispetto al 2009. Diminuiscono anche le nuove cause: 3,5 milioni nell’ultimo anno, meno dei 4 dell’anno prima e dei 4,5 milioni del 2012-2013. Anche sui tempi di decisione c’è un lieve miglioramento: oggi la durata media di un contenzioso civile è 532 giorni, 58 in meno dal 2012. Ma è pur sempre tre volte di più di quanto ne servono in Germania.
In generale, ci vogliono ancora circa 8 anni per arrivare a una sentenza di Cassazione rispetto a una media Ocse di 788 giorni. Se in tutti i tribunali venisse adottata una gestione più manageriale dei procedimenti – tasto su cui Ambrosetti spinge costantemente – si potrebbe dare anche una mano all’economia: secondo lo studio, la lentezza della giustizia pesa per l’1% del Prodotto interno lordo italiano.
L’altro elemento chiave per contribuire a sostenere l’economia è la lotta contro la corruzione. Nell’ultimo anno alcune cose sono migliorate: sono salite le pene per il nuovo falso in bilancio e la Cassazione ha chiarito che il «falso valutativo» è rimasto punibile, cosa che invece un anno fa sembrava messa in dubbio. Ma non basta. Spiega Nordio che sulla corruzione si è avuta addirittura «una regressione», perché il nuovo reato di «corruzione per induzione» che punisce anche chi viene indotto a pagare la mazzetta, «ha fatto aumentare i processi dove sono indagati sia chi ha preso i soldi sia chi ha pagato. Ma questi processi sono diventati i più complessi da provare, perché corrotto e corruttore hanno un comune interesse a tacere per non essere condannati. Bisognerebbe cambiare radicalmente. Anche se può essere moralmente poco edificante lasciare impunito il corruttore, bisognerebbe punire solo il corrotto, in modo da obbligare il corruttore a dire la verità. Ma bisognerebbe soprattutto togliere al funzionario pubblico gli strumenti per farsi corrompere, cioè le tante leggi complesse e contraddittorie che gli affidano un potere immenso che sconfina nell’arbitrio. Occorre una semplificazione normativa. Ma fatta bene».