la Repubblica, 4 settembre 2016
«Venghino signori! la donna barbuta! la scimmia parlante!». I banner pubblicitari e l’inatteso revival della cultura da baraccone
Girovagando nel web, tra i banner pubblicitari e i servizi “light” dei giornali online, colpisce ritrovare qualcosa di davvero molto antico. Cani che sorridono, gatti che cantano, mostri marini, metodi miracolosi che riducono il peso “fino a venti chili in dieci giorni”, pratiche domestiche per allungare il pene e raddoppiare il seno “senza intervento medico”, consigli infallibili per diventare milionari in un paio di mesi. L’effetto è un inatteso revival di quella cultura da baraccone (venghino signori! la donna barbuta! la scimmia parlante!), decisamente pre novecentesca, che poteva contare sulla disponibilità alla meraviglia di un pubblico allora decisamente sprovveduto, stanziale e ignaro del mondo.
La stampa popolare, un tempo principale veicolo di quelle dicerie e di quei pittoreschi imbrogli, li aveva via via relegati progressivamente nella categoria del trash divertente, genere coltivato quasi solamente dagli intellettuali mano a mano che il popolo si emancipava. Se ne trovava ancora qualche traccia nei canali televisivi scalcinati, a notte fonda. Ora rivivono grazie al medium più innovativo e soprattutto più globalizzato, come se l’internauta odierno, magari già stato in vacanza in Marocco e in Thailandia, pratico di aeroporti e quasi anglofono, non vedesse l’ora di tornare a credere, come i suoi avi contadini mai usciti dal paesello, ai gatti che cantano e alle tette che rifioriscono con gli impacchi di malva.