il Giornale, 5 settembre 2016
È scattata la tagliola per i processi lumaca
La parola magica è sconosciuta ai più e ben nota agli addetti ai lavori: si chiama «perenzione» e ha contribuito non poco alla riduzione dei monumentali arretrati in maniera pensionistica che fino a non molto tempo fa cingevano d’assedio la Corte dei conti. In base alla perenzione se nell’arco di un certo periodo di tempo la parte che promuove un giudizio resta inerte, non compie cioè alcun atto, il giudizio stesso si estingue.
La «tagliola» scatta per i processi lumaca ed è prevista in materia pensionistica da una legge del 2009. Dopo cinque anni dall’avvio della causa la Corte deve chiedere a chi l’ha iniziata se ha ancora interesse ad andare avanti. È bastato questo semplice escamotage e le pendenze si sono sgonfiate: erano 20mila nel 2013, sono scese a 13mila nel 2014 per assestarsi a quota 6.300 alla fine dell’anno scorso. A queste si aggiungono i processi «nuovi», avviati cioè nel corso dell’anno. Anche questi, però sono in diminuzione. Nel 2014 superavano quota 5mila, l’anno scorso sono stati meno di 3700. Pesa, pare, una maggiore efficienza degli enti previdenziali. Ma anche il fisiologico venire meno (a 71 anni di distanza dalla fine del secondo conflitto mondiale) dei ricorsi in tema di pensioni di guerra.