5 settembre 2016
Madre Teresa di Calcutta, all’offerta della cittadinanza onoraria di Roma, chiese a Rutelli: «Ma non è che così mi fa pagare l’Ici?»
Ieri mattina Francesco Rutelli era in Vaticano alla messa di canonizzazione. Cosa ricorda di Madre Teresa?
«L’energia, la forza, la passione. Era piccolina, già anziana,eppure camminava velocissima, ogni volta mi stupivo perchè non riuscivo a starle dietro. Galoppava nonostante l’età. Veniva in Campidoglio a trovarmi».
La conosceva bene?
«Mia moglie Barbara aveva fatto volontariato al Celio; avevamo una consuetudine con le sue suore. Madre Teresa arrivava a trovarmi in Campidoglio. Altre volte gli incontri erano sulla Casilina, dove aveva un’altra casa e dove dormiva nell’ultimo periodo quando si trovava in città. Una branda, un crocefisso, un tavolinetto di legno. Due metri quadrati per due».
Ad un certo punto lei decise di darle la cittadinanza onoraria...
«Se si doveva dare una onorificenza a qualcuno, doveva essere per forza lei. Lo annunciai il giorno del Natale di Roma, il 21 aprile 1996. Gliela consegnammo nel corso di una grande cerimonia qualche mese dopo. Il fatto che ci convinse a questo passo è che da anni in città, in un periodo in cui non si parlava tanto di emergenza poveri, era il suo ordine religioso ad occuparsi di una realtà cittadina molto scomoda. Madre Teresa prendeva gente che nessuno voleva. Non si trattava tanto di profughi o immigrati, all’epoca il fenomeno non era ancora scoppiato, erano piuttosto dei concittadini che per diverse ragioni erano finiti letteralmente ai margini, malati, soli, senza alcuna rete. Lei li andava a prendere uno per uno. Voleva occuparsi anche del racket della prostituzione che cominciava a coinvolgere ragazzine dell’Est costrette a forza a prostituirsi. Si era attivata per quei fenomeni che in quel periodo si tendeva a respingere. Penso anche ai malati terminali di aids. La malattia veniva considerata con grande vergogna e c’era una alienazione del malato e dei familiari. Ma ricordo anche la sua ironia..»
Era allegra?
«Spiritosissima. Quando le diedi la cittadinanza onoraria mi disse: ah ma allora adesso posso votare? Io le spiegai che non era possibile. Allora aggiunse: ma non è che così mi fa pagare l’Ici. Roma ha avuto la fortuna di averla come concittadina e lei ha scritto sulla città cose bellissime».
Esempio?
«Scrisse che accettava perché Roma è santa e per le tante persone buone di Roma. Gli regalammo anche dieci tessere dei trasporti gratuite per le suore».
Non vi siete mica sprecati.
«Le suore andavano a piedi per non spendere. Le tessere le abbiamo anche rinnovate».
È misurabile il bene che ha fatto per Roma?
«Non è quantificabile ma lo ha fatto, nell’arco degli anni e tutti lo possono vedere. Forse avrebbe meritato un ricordo della città, visto che ieri si è proclamata santa una cittadina romana».