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 2016  settembre 05 Lunedì calendario

Alle elezioni nel piccolo Meclemburgo Angela Merkel è stata battuta dalla destra xenofoba • Ritratto di Frauke Petry, l’anti-Merkel • La Muraro è indagata da sei mesi • In Venezuela Nicolás Maduro è stato messo in fuga dalla folla • Madre Teresa è santa


Germania 1 Alle elezioni di ieri nel Meclemburgo-Cispomerania, una piccola regione della ex Ddr, la cancelliera e la sua Cdu hanno subito l’onta di arrivare terzi. Superati, oltre che dagli alleati socialdemocratici della Spd, anche da Afd, Alternative für Deutschland, il partito populista e xenofobo che annovera tra gli elettori anche molti tedeschi insoddisfatti perché non vedono aumentare i loro redditi e ansiosi perché non vorrebbero vedere la Germania cambiare a causa dei profughi. Il sorpasso avviene proprio nel Land in cui la cancelliera ha il suo collegio per il Bundestag: i suoi frequenti comizi nella regione - l’ultimo sabato prima di partire per il G20 - non sono bastati a evitare al suo partito un disastro destinato a rilanciare il dibattito all’interno della Cdu/Csu sui temi dell’accoglienza e della sicurezza. Il tutto alla vigilia di mesi politicamente delicati per Merkel, che non ha ancora sciolto la riserva sulla sua candidatura a un quarto mandato alle politiche del prossimo anno (Taino, Cds; Alviani, Sta).

Germania 2 Il partito guidato da Frauke Petry e Jörg Meuthen entra così nel nono parlamento regionale (su sedici) in Germania e si avvia ora con rinnovato slancio verso le regionali in programma il 18 settembre nella città-Stato di Berlino. In campagna elettorale la AfD ha puntato soprattutto su due leve. Anzitutto il malumore anti-Merkel, riassunto in uno slogan («Merkel muss weg», «Merkel deve andarsene») scandito già negli ultimi anni alle manifestazioni di Pegida e ripetuto nelle scorse settimane dai sostenitori della AfD ai comizi in Meclemburgo-Pomerania. E poi il no all’«immigrazione di massa» e «all’islamizzazione» del Paese (Alviani, Sta).

Germania 3 Frauke Petry ha tra i suoi cavalli di battaglia la critica alle politiche migratorie di Merkel e «all’islamizzazione» della Germania. Nata a Dresda nel 1975, Petry, che ha un dottorato in chimica, è arrivata nel 2013 nella AfD senza avere in pratica nessuna esperienza politica. Fino ad allora guidava una piccola azienda, fondata da lei stessa, che produceva materie plastiche. Madre di quattro figli, è sposata con un pastore protestante, Sven Petry, dal quale si è nel frattempo separata e che è diventato uno dei suoi più accesi critici. Il suo nuovo compagno è il segretario regionale della AfD in Nordreno-Vestfalia, Marcus Pretzell. Il suo stile politico, spiega, è «costruttivo, con una predisposizione di tanto in tanto alla provocazione». A fine gennaio aveva fatto ad esempio molto discutere una sua intervista in cui non escludeva, in caso di necessità, l’uso delle armi da parte della polizia per fermare i profughi alle frontiere. Una frase che era stata seguita da una smentita: una strategia, accusano i critici del partito, usata spesso dai politici della AfD per «testare» fino a che punto possono spingersi (a. alv., Sta).

Muraro L’ex consulente milionaria Ama Paola Muraro è stata scelta come assessora all’Ambiente quando già era indagata per concorso in abuso e d’ufficio e traffico illecito di rifiuti. Come non bastasse, per lei si potrebbero profilare anche altre ipotesi di reato come la truffa e il falso in atti pubblici. Ma intanto oggi pomeriggio si presenterà di fronte alla commissione parlamentare Ecomafie senza il suo avvocato Salvatore Sciullo. Ci sarà anche la Raggi, che ha scelto l’assessore che sostituirà Minenna al Bilancio: l’ex procuratore generale presso la Corte dei Conti del Lazio, Raffaele De Dominicis. «Non ho ricevuto alcun avviso di garanzia - ribadisce Muraro - quindi andrò da sola insieme alla sindaca e presenterò un contro-dossier per ricostruire tutta la verità. La giunta è compatta, il M5S unito contro i poteri forti». Quanto alle sue possibili dimissioni, il suo entourage insiste che «senza avviso di garanzia il problema non si pone». Paola Muraro è indagata da quasi sei mesi in relazione ai suoi 12 anni di consulenza all’Azienda municipalizzata per la raccolta rifiuti. Quando non si ravvisa l’esigenza di procedere con «atti garantiti», non è necessario notificare l’atto e inoltre la procura di Roma ha preferito proseguire il suo lavoro lontano dalle beghe politiche che attanagliano il Campidoglio. E per capire che la poltrona dell’assessora sia più che traballante basta rimanere in casa M5S. Luigi Di Maio, alla Festa del Fatto, fa capire chiaro e tondo che verrà chiesto un passo indietro come nel caso dei sindaci di Parma Federico Pizzarotti e di Quarto Rosa Capuozzo: «Muraro indagata? Non ha ancora ricevuto nessun avviso di garanzia, ma il Movimento nel caso non ha mai fatto sconti a nessuno» (Longo, Sta)

Maduro Venerdì sera il leader del Venezuela Nicolás Maduro era in visita a Isla Margarita, per una serie di atti politici, quando si è trovato accerchiato da una folla di cittadini infuriati per la penuria di beni alimentari e di prima necessità ma anche di acqua, sempre più scarsa sull’isola. La gente lo ha contestato col s«cacerolazo», cioè facendo più rumore possibile con casseruole, padelle, coperchi, mestoli. È una pratica comune nelle manifestazioni dei Paesi latino-americani. Ma non era mai capitato che la protesta delle pentole, condita da insulti e grida, prendesse direttamente di mira in strada un presidente in carica, costretto addirittura a simulare una corsetta per tentare la fuga. Soltanto il giorno prima centinaia di migliaia di persone (oltre un milione secondo gli organizzatori) avevano aderito alla «presa di Caracas», la dimostrazione indetta dalle opposizioni per rivendicare l’avvio della raccolta firme per il referendum revocatorio con cui vogliono mandare a casa il presidente (S.Gan., Cds).

Madre Teresa Ieri a fine mattinata, in piazza San Pietro, papa Francesco ha proclamato santa Madre Teresa di Calcutta davanti alla più grande folla dell’Anno Santo (oltre centomila le presenze). Il Papa ha ricordato come Madre Teresa di Calcutta (1910-1997) nell’intera vita si fosse resa «disponibile a tutti attraverso l’accoglienza e la difesa della vita umana, quella non nata e quella abbandonata e scartata». Ha citato un forte motto della santa contro l’aborto: «Chi non è ancora nato è il più debole, il più piccolo, il più misero». Francesco ha poi segnalato come quella suora di origine albanese (si chiamava Anjezë Gonxhe Bojaxhiu), che si era fatta indiana per stare con gli «ultimi», avesse sempre operato chinandosi «sulle persone sfinite, lasciate morire ai margini delle strade» e facendo sentire la sua voce ai potenti della Terra (ebbe il Premio Nobel per la pace e parlò all’Onu) «perché — ha detto il Papa — riconoscessero le loro colpe dinanzi ai crimini, dinanzi ai crimini!, della povertà creata da loro stessi». Come già per Padre Pio e come succede sempre per i santi considerati tali già quand’erano in vita, pochi riusciranno a darle ora l’appellativo di «santa»: «Penso — ha detto Francesco — che, forse, avremo un po’ di difficoltà nel chiamarla Santa Teresa: la sua santità è tanto vicina a noi, tanto tenera e feconda che spontaneamente continueremo a dire Madre Teresa» (Accattoli, Cds).

(a cura di Roberta Mercuri)