Corriere della Sera, 5 settembre 2016
Schiaffi alla Merkel. Nel Nord Est della Germania vince il partito anti-immigrati
Berlino Tutti i partiti tradizionali tedeschi hanno versato ieri un po’ di sangue al successo del movimento anti-immigrati AfD nelle elezioni locali del Meclemburgo-Cispomerania (MeckPomm). La Alternative für Deutschland, che alla consultazione di cinque anni fa non esisteva, si è aggiudicata il 21,2 per cento dei consensi: nel Land del Nord-Est, ex Germania socialista, è ora il secondo partito. Ha infatti rotto il dominio delle due formazioni storiche del Paese e ha superato la Cdu di Angela Merkel. Al primo posto si sono confermati i socialdemocratici della Spd.
I dati politici più rilevanti – che vanno relativizzati sul fatto che, in termini elettorali, il MeckPomm non è minimamente rappresentativo del resto del Paese – sono due. Il primo, del quale si sta già discutendo molto, è l’umiliazione subita dai cristiano-democratici della cancelliera. Finora, una delle caratteristiche del sistema politico tedesco è stata che alla destra della Cdu non ci fosse alcun partito, che xenofobia e nazionalismo non avessero spazio e rappresentanza. Essere superati dal movimento xenofobo e nazionalista guidato da Frauke Petry fa una certa impressione. Il secondo è l’affermazione di AfD come forza politica nuova ma che tende a stabilizzarsi: ormai è rappresentata in nove Länder e ciò può cambiare l’aritmetica delle alleanze di governo.
Primo partito del Meclemburgo-Cispomerania si è confermato quello socialdemocratico: si è fermato al 30,4 %dei consensi, rispetto al 35,6 per cento di cinque anni fa. La formazione guidata da Sigmar Gabriel ha però evitato la caduta maggiore che prevedevano i sondaggi d’opinione della vigilia, che lo davano al 28%: nella sconfitta di tutte le formazioni tradizionali, ha evitato il peggio. Non così i cristiano-democratici di Frau Merkel, che speravano di rimanere il secondo partito: hanno perso un po’ meno della Spd ma sono comunque scesi dal 23 al 19,2%. La Linke, erede dei comunisti della Germania Est e da sempre forte nello Stato, è scesa dal 18,4 al 12,8%. I Verdi, che nel 2011 avevano conquistato l’8,7% dei voti, non hanno superato la soglia di sbarramento del 5%: risultato piuttosto clamoroso. Pure i liberali sono rimasti anche questa volta sotto la soglia di sbarramento. E così i neonazisti della Npd, storicamente forti nel MeckPomm, che alle scorse elezioni erano arrivati al 6%.
Anche con la nuova distribuzione dei 71 seggi nell’assemblea del Land, la coalizione uscente tra Spd e Cdu ha i numeri per tornare a governare: 40 (24 più 16). Un’alleanza rosso-rosso, cioè tra Spd e Linke arriverebbe a 37, maggioranza estremamente risicata per governare e politicamente molto difficile per o socialdemocratici da spiegare.
La leader dell’AfD, Frauke Petry, ha attribuito la vittoria del suo partito alla «catastrofica politica sull’immigrazione» condotta dal governo Merkel e ha assicurato che non farà «un’opposizione di tipo fondamentalista». Gabriel, che è anche vice-cancelliere, oltre che leader della Spd, ha di nuovo criticato la cancelliera per il suo slogan «ce la facciamo». Tutto va però relativizzato: ieri hanno votato meno di 800 mila persone. Inoltre, il MeckPomm, che in una certa misura ha sempre premiato Linke e neonazisti, è un Land del tutto eccentrico rispetto al resto del Paese: a livello nazionale, i sondaggi danno l’AfD tra il 10 e il 14%, non poco per un partito che nella forma attuale ha di fatto meno di due anni ma certo non una minaccia alla democrazia tedesca. Del risultato di ieri si discuterà molto: la sua valenza è però più psicologica che politica. Angela Merkel ha ribadito che terrà i nervi saldi e non inseguirà i nazionalisti. Per il resto, vedremo.