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 2016  settembre 04 Domenica calendario

L’assessore Muraro è indagata da tre mesi. Un nuovo problema per Virginia Raggi

Valentina Errante per Il Messaggero
Il nome di Paola Muraro è stato iscritto nel registro degli indagati della procura di Roma prima che la super consulente Ama diventasse l’assessore all’Ambiente della giunta Raggi. Anzi, quando la giunta Raggi non esisteva affatto e la sindaca pentastellata era una promessa della politica: più di tre mesi fa. Al momento le contestazioni all’assessore si limitano al concorso in abuso d’ufficio e ad alcuni reati ambientali, anche se le indagini riguardano un pesante contesto di collusioni e corruzione, un’associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti e alla frode. E mentre Paola Muraro si dice tranquilla e il suo avvocato, Salvatore Sciullo, ribadisce di non avere ricevuto alcuna informazione di garanzia, la notizia della sua iscrizione potrebbe essere ufficializzata già domani alla Commissione parlamentare di inchiesta sulle Ecomafie, dove l’assessore ha chiesto di essere ascoltata. 
GLI ESPOSTI DI FORTINI
Era l’aprile del 2014 quando il pm Alberto Galanti ha cominciato ad esaminate gli esposti del nuovo presidente della municipalizzata Daniele Fortini: un lungo elenco di irregolarità. All’epoca il direttore generale Ama era ancora Giovanni Fiscon che, qualche mese dopo, sarebbe finito in manette nella maxi-inchiesta su Mafia Capitale. Sono almeno quattro i fascicoli coordinati dai procuratori aggiunti Michele Prestipino, Paolo Ielo e dal pm Alberto Galanti, e le ipotesi di reato sono pesanti: associazione a delinquere, truffa ai danni dell’Ama, frode nelle pubbliche forniture e traffico illecito di rifiuti. Un’inchiesta rimasta in sordina fino a luglio scorso, quando la Muraro, appena nominata assessore, ha deciso di fare un blitz nell’impianto di trattamento meccanico biologico di Rocca Cencia e, a fronte del collasso delle strutture Ama, ha sollecitato la riapertura del tritovagliatore, chiuso dallo scorso marzo, di proprietà del ras delle discariche Mario Cerroni. Da qui lo scontro con Fortini, lo scambio di accuse e la notizia che quell’impianto, al centro di un’inchiesta, aveva portato la magistratura a sequestrare tutta la documentazione. Di fatto, i sospetti dell’oramai ex presidente Ama su Muraro erano stati resi noti ai pm nel luglio 2015 e riguardavano proprio il ruolo della consulente, responsabile del protocollo europeo sull’inquinamento e i suoi rapporti con la Mad, un’associazione di imprese che vedeva come capofila la Paoletti Ecologia, destinataria, per contratto, dei Tmb Ama. Dalla società era arrivata una contestazione rispetto ai codici, cioè alla qualità dei rifiuti smaltiti, certificati proprio dalla Muraro. Da lì erano partite le indagini del Noe dei carabinieri e del comando provinciale della Guardia di finanzaza, con accertamenti su tutti i Tmb approvati dalla superconsulente, i suoi rapporti con il ras delle discariche Mario Cerroni e i compensi ottenuti in altri incarichi.
LA COMMISSIONE
Dopo tanto battage e la promessa di grandi rivelazioni alla Commissione parlamentare sulle Ecomafie, annunciata per domani, Paola Muraro potrebbe chiedere la secretazione degli atti. Sempre che l’appuntamento, in calendario per le 17, non salti per la diversa posizione dell’assessore, oramai indagata, ma ancora attesa insieme al sindaco Virginia Raggi. Di fatto, in questi due mesi la procura ha tentato in tutti i modi di evitare di confermare una notizia che circolava da tempo, ossia l’iscrizione del nome dell’assessore nel registro degli indagati. Fino a due giorni fa, quando l’appuntamento con la commissione parlamentare avrebbe costretto i pm a rivelare la posizione della Muraro.

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Michela Allegri per Il Messaggero

Di fronte alle contestazioni della Procura, Paola Muraro potrebbe decidere di partire al contrattacco, o invece rimanere in silenzio e farsi assistere da un avvocato. Domani alle 17, convocata insieme al sindaco Virginia Raggi davanti alla commissione parlamentare sul Ciclo dei rifiuti che sta indagando sul caso Lazio, l’assessore all’Ambiente dovrebbe portare con sé un corposo dossier sull’Ama, messo insieme nei 12 anni trascorsi da consulente della municipalizzata. L’operato dell’assessore, però, è già finito nel mirino dei pm nell’ambito della maxi inchiesta sull’emergenza immondizia della Capitale. 
Il pm Alberto Galanti, titolare di almeno quattro fascicoli, sta raccogliendo elementi da mesi. Da quando ha iscritto sul registro degli indagati il ras delle discariche romane, Manlio Cerroni, insieme ad altre sette persone, tra cui funzionari della Regione e del Comune. Al vaglio della Procura, tra l’altro, ci sarebbero i rapporti tra la Muraro e re Manlio, novantenne, arrestato nel 2014 e già sotto processo per associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito d’immondizia, truffa e frode nelle pubbliche forniture. Le stesse accuse, vengono contestate al Supremo anche in uno dei nuovi fascicoli: quello sul tritovagliatore di Rocca Cencia, l’impianto della discordia, finito un mese fa al centro di un acceso dibattito politico che ha per protagonista proprio l’assessore all’Ambiente. Visto che l’impianto è inutilizzato da marzo, la Muraro si è battuta per la riapertura, scontrandosi con il parere negativo del presidente dimissionario dell’Ama, Daniele Fortini. E’ stato il manager a rendere noto che la Procura stava indagando sullo stabilimento. Ed è stato sempre lui, già ascoltato dagli inquirenti come persona informata sui fatti e sentito pure dalla Commissione, a presentare 14 esposti che riguardano il ciclo dei rifiuti romani. I dossier hanno foraggiato l’inchiesta del pm Galanti e trattano anche dei quattro stabilimenti capitolini di Trattamento meccanico biologico che, peraltro, sono stati tutti costruiti dalla Sorain Cecchini, ditta riconducibile al ras dell’immondizia. E’ qui che il coinvolgimento dell’assessore sembra più netto. 
La Muraro, in veste di consulente, era responsabile Ippc nei due Tmb di proprietà dell’Ama, situati in via Salaria e a Rocca Cencia, vicino al tritovagliatore di Cerroni. In sostanza, si occupava del controllo del protocollo internazionale sull’inquinamento: doveva verificare la qualità dei rifiuti in ingresso, la qualità del processo di trattamento e quella dei rifiuti in uscita da tutti i macchinari. 
ANOMALIEIl sospetto della Procura è che i due siti - in particolare quello di Rocca Cencia - abbiano smaltito meno immondizia rispetto a quanto previsto dal contratto e, soprattutto, abbiano prodotto materiali in violazione delle prescrizioni di legge. Anomalie erano emerse anche in un’altra inchiesta su materiale non a norma proveniente da uno degli impianti Ama e smaltito nel termovalorizzatore di Colleferro. Il pm Galanti ha già chiesto di acquisire gli atti relativi a quell’indagine che, pur non coinvolgendo l’assessore, riguarda irregolarità che risalgono almeno al 2008, e potrebbe quindi dimostrare come le violazioni si siano susseguite per anni. 
Tmb e tritovagliatore non sono gli unici fronti battuti dalla Procura. I pm faranno anche accertamenti sui rapporti tra la Muraro e due imputati del processo Mafia Capitale: Giovanni Fiscon e Franco Panzironi, ex vertici dell’Ama. Nel mirino degli inquirenti, le consulenze affidate all’assessore e il suo trattamento economico. L’ultima novità sul caso arriva proprio dal processo sulla cupola mafiosa che per anni avrebbe vinto appalti a Roma in cambio di favori. Negli atti, spuntano infatti intercettazioni tra la Panzironi, Fiscon e la Muraro, che, in un’occasione, avrebbe anche aiutato Salvatore Buzzi, ras delle coop e braccio destro del boss Massimo Carminati, con la documentazione da presentare per partecipare a una gara d’appalto. Intercettazioni non considerate penalmente rilevanti in prima battuta, ma che, ora, sono state acquisite dalla Procura nella nuova indagine.