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 2016  settembre 04 Domenica calendario

Il problema Mps, e non solo

Il piano Montepaschi in fase di radicale riscrittura con tempi stretti. Le quattro banche da vendere entro il 30 settembre pena la liquidazione coatta degli istituti. I crediti inesigibili del sistema bancario nel suo complesso. Sono almeno tre i punti “caldi” nell’agenda del governo sul credito. Il dossier Mps è quello che ora desta maggiori preoccupazioni, anche a Palazzo Chigi. La clamorosa marcia indietro sul piano, con il coinvolgimento degli obbligazionisti subordinati tramite la conversione volontaria dei bond, è solo un aspetto. «Il piano così com’è stato presentato il 29 luglio non è praticabile», confessa uno dei banchieri interpellati. Il nodo principale è che il mercato non è intenzionato a sottoscrivere 5 miliardi di aumento necessari ad Mps. «Il futuro di Mps è molto importante per Italia: se uscirà dai suoi problemi si alleggerirà la pressione sull’intero sistema creditizio del paese, ma se i problemi emersi non verranno risolti in tempi brevi, l’effetto sul nostro Paese potrebbe essere purtroppo molto grave», ha detto Corrado Passera. Confermando il suo interesse: «Se potrò dare un contributo lo darò».
Ma Mps non è l’unico problema. La procedura di vendita delle quattro banche resta complessa. Il secondo round di offerte dovrà concludersi entro il 30 settembre, come imposto dalla Ue. Tra i gruppi bancari non c’è entusiasmo per due ragioni: un’acquisizione assorbirebbe capitale e i rischi legati alla profonda ristrutturazione che andrebbe intrapresa. Con la chiusura delle direzioni generali e una drastica riduzione degli sportelli, ad esempio, che nessuna banca vuole affrontare. 
Sullo sfondo resta il tema delle sofferenze. La garanzia pubblica sui titoli emessi con sottostante i crediti dubbi (le cosiddette Gacs) è stata finora attivata in un solo caso, quello della Popolare di Bari. La prossima operazione potrebbe essere quella di Mps. Ma anche Unicredit sta lavorando a una operazione di scorporo delle sofferenze da oltre 20 miliardi. L’istituto dovrà anche rafforzare il patrimonio e vendere i “gioielli”, come Pekao e Pioneer. L’ad Jean Pierre Mustier ha detto ieri a La Stampa di non temere la possibile concomitanza dell’aumento di Unicredit con quello di Mps: «Sono due operazioni che si rivolgono a investitori diversi», ha spiegato.