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 2016  settembre 04 Domenica calendario

Nel G20 l’Europa conta sempre meno

A l G20 di Hangzhou, Cina, che si apre oggi, l’Europa proverà a fare sentire la sua voce. Soprattutto di fronte alle due grandi potenze Stati Uniti e Cina che ieri hanno dato il segno al summit ratificando in parallelo l’accordo sul clima concordato a Parigi l’anno scorso. Sarà un’impresa. La Ue, che fino a qualche anno fa considerava se stessa un modello per il mondo, oggi è guardata con scetticismo un po’ da tutti. La ragione inizia a vedersi anche nelle statistiche, che la dipingono a colori piuttosto eccentrici rispetto al resto del mondo. Il peso specifico dell’economia europea, innanzitutto, è in caduta: dal 31,4% del Pil mondiale nel 2004 al 23,8% del 2014, secondo Eurostat. Soprattutto a causa della crescita cinese, passata negli stessi anni dal 4,5 al 13,4%. I 28 Paesi della Ue sono quelli che tassano e spendono di più. Le entrate statali sono il 45,2% del Pil (dal 43,2% del 2004 ), il 46,8% nell’area euro: negli Stati Uniti sono il 33,1, in Giappone il 35,8%. Le spese pubbliche sono il 48,2% nella Ue ( 49,4% nell’eurozona), anche in questo caso in crescita rispetto al 46,1 del 2004 : negli Usa sono il 38,1% del Pil, in Giappone il 42%. Il tasso di attività (le persone attive nel mercato del lavoro in proporzione alla popolazione) della Ue è poco più del 78% per gli uomini e il 68% per le donne: per i maschi è pari o superiore all’ 80% in tutti gli altri Paesi del G20 esclusi Turchia e Sudafrica, per le donne è inferiore a quello di Stati Uniti, Russia, Canada, Australia, Giappone, Brasile, Sudafrica. Il tasso di disoccupazione, oltre il 10%, è superiore a quello di tutti gli altri membri del G20 escluso il Sudafrica ed è l’unico a essere aumentato tra il 2009 e il 2014.
Il campo nel quale i 28 della Ue svettano sono le spese pubbliche che vanno alla protezione sociale (Welfare State), salite da poco più del 25% del Pil nel 2003 a quasi il 28% nel 2013. Solo Giappone e Brasile superano il 20% (Usa al 18% ). Ma anche questo non è un modello per il resto del mondo, che anzi ritiene le spese di Welfare indiscriminato una delle ragioni della crisi di crescita della ricchezza in Europa. E ha una conferma della sua opinione nel reddito disponibile per abitante ( 2014 ): meno di 28 mila dollari nei 28 della Ue, 45 mila negli Stati Uniti, più di 35 mila in Australia.Se non cambiano questi numeri, alla presunta superiorità morale dell’Europa non crederà mai nessuno nel G20.