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 2016  settembre 03 Sabato calendario

Il Pil italiano del secondo trimestre si ostina a non crescere e la cosa dà fastidio a Renzi e al suo ministro Padoan, secondo i quali, qualunque cosa dicano i dati, l’Italia invece cresce

Il Pil italiano del secondo trimestre si ostina a non crescere e la cosa dà fastidio a Renzi e al suo ministro Padoan, secondo i quali, qualunque cosa dicano i dati, l’Italia invece cresce.

Sa che questo attacco è strano? Come sarebbe che «il Pil italiano si ostina a non crescere», come se il Pil fosse un essere vivente?
Era un modo scherzoso per ricordare che già venti giorni fa l’Istat annunciò che, dati alla mano, nel secondo trimestre del 2016 l’Italia aveva registrato lo stesso Pil del primo trimestre, fatto che aveva messo in allarme non solo gli osservatori italiani, ma anche quelli stranieri, timorosi di una sconfitta di Renzi al referendum. Se il Paese non cresce, se non si crea occupazione, se i soldi restano chiusi nei cassetti, è probabile un aumento della sfiducia e dunque della voglia di votare contro il governo scrivendo no sulla scheda del referendum. Ma all’inizio di questa settimana lo stesso governo aveva messo in giro la voce che l’Istat stava valutando meglio questi dati del secondo trimestre, speciamente per il comparto dei servizi. Mentre la produzione industriale è certamente scesa di uno 0,8%, il comparto dei servizi è salito, e sul computo complessivo i servizi pesano molto di più della produzione industriale, dunque certamente in quello zero assegnato alla variazione del nostro Pil nel secondo trimestre (aprile-giugno) c’è una distorsione che subito sarà corretta. Così dicevano i bene informati di Palazzo Chigi e del ministero dell’Economia. E invece no, ecco qua, la variazione è pari a zero, l’Istat insiste.  

Ci vuole una rinfrescata su che cosa è il Pil, abbiamo anche dei lettori nuovi.
Pil = Prodotto Interno Lordo, tutto ciò che produciamo e anche tutto il denaro che si muove, se ci compriamo un paio di scarpe fa Pil. Fa Pil pure una rapina in banca.  

Adesso torniamo a questa variazione zero, suppongo che il presidente dell’Istat sarà licenziato.
Non credo, però mi fa piacere che l’Istat, basandosi sui dati, abbia ribadito il concetto, significa che il nostro istituto di statistica è meno soggetto alle voglie dei politici di quanto abbiamo sempre immaginato. C’è anche da dire però che questo zero non è proprio identico allo zero di venti giorni fa, è uno zero diverso e più consolante.  

Sarebbe?
Nella revisione generale, si sono rivisti pure certi numeri del primo trimestre, e in particolare s’è rivista l’entità del Pil di questo primo trimestre, che adesso risulta più corposo di un 200 milioni. Questo +200 milioni è stato trovato anche nel Pil del secondo trimestre, quindi la variazione è rimasta zero ma in una partita in cui le due squadre hanno segnato più gol. In altri termine il match tra il primo trimestre e il secondo trimestre del 2016 invece di finire 1 a 1 è finito 2 a 2. Infatti se si confronta il secondo trimestre del 2016, invece che col primo trimestre, col secondo trimestre del 2015, ecco una variazione positiva, invece di un +0,7 un +0,8. E sull’anno dovremmo arrivare a un +0,7 contro il +0,6 indicato venti giorni fa. L’Istat ha anche scomposto le voci che formano il reddito nazionale: le spese delle famiglie sono cresciute dello 0,1%, ma quelle della Pubblica Amministrazione sono scese dello 0,3%. E su questo punto dobbiamo metterci d’accordo: o è desiderabile la lotta agli sprechi dello Stato, il che vuole dire che noi vogliamo uno Stato che spenda meno, con conseguenze depressive sul Pil. Oppure non vogliamo questo, e allora teniamoci gli sprechi e un Pil alto. Anche le imprese hanno investito meno in macchinari. Faccio notare che queste variazioni di numeri, fatte di frazioni dello zero, hanno soprattutto un valore d’immagine, alla fine spostano poco e sono credibili molto relativamente: si tratta di proiezioni, i dati veri, come ho scritto molte volte, arriveranno tra un anno e a quel punto non interesseranno più nessuno. Renzi spera di chiudere il 2016 con un bel +1% sul 2015, ma è molto difficile, ci vorrebbe un secondo semestre a tutta birra, e sembra improbabile.  

La crisi c’è o no?
La crisi continua a esserci, purtroppo. Ha detto ieri Padoan, secondo il quale il Pil è in crescita: «Visto che, dopo molti anni dall’inizio della crisi finanziaria, stiamo ancora discutendo sulle cause della bassa crescita, ci dobbiamo convincere che queste cause sono più profonde, più complesse di quello che si poteva pensare, e che quindi bisogna chiedersi quali sono le motivazioni profonde degli attori, cioè delle imprese e delle famiglie e dei governi, che non mettono in atto una risposta sufficientemente forte per riprendere la crescita». Ci vorrebbe come minimo un altro articolo per abbozzare qualche risposta a questa domanda.