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 2016  settembre 02 Venerdì calendario

Le porte (troppo) girevoli di Goldman Sachs

Anche l’ex presidente della Commissione Ue, Manoel Barroso, approda ora alla Goldman Sachs e provoca reazioni, da parte di esponenti europei, che sostengono che, a questo punto, gli dovrebbe essere revocato l’emolumento mensile facente parte di una sorta di buona uscita di 10 mila euro, la cui corresponsione viene prevista in casi del genere per molti mesi. Più che le «porte girevoli» verso e da quella che forse è la maggiore banca d’affari a livello globale, operano soprattutto le porte di ingresso, attraversate da personaggi prima impegnati in politica o nei governi e che, nella grande banca, vengono officiati di compiti di alta consulenza, al limite anche prevalentemente nominalistici, essendo fondamentale l’acquisizione del nome e della relativa fama. Naturalmente, sarebbe difficile scoraggiare con legge transiti della specie, considerato che limitazioni fissate ex ante, all’atto del conferimento di incarichi istituzionali, oltre quelle già previste in alcuni Paesi, potrebbero pur sempre porre problemi di costituzionalità.
Non va altresì trascurato che alcuni di coloro che accedono al sancta santorum dei banchieri d’affari (sostantivo a cui Enrico Cuccia aggiungeva l’aggettivo «propri») lo fanno pure (ma non solo) per essere sincronizzati con l’evoluzione dei problemi e delle informazioni: in sostanza, per partecipare al dibattito sui temi economici e finanziari. Naturalmente, pur non esistendo precise e specifiche limitazioni normative, è, alla fin fine, sempre il singolo ex esponente di punta che deve valutare e guardare alla coerenza del nuovo incarico, per quanto lontano dall’operatività, con la carica istituzionale pubblica in precedenza ricoperta.
Molto più complesso è il giudizio sul percorso, che pure è stato compiuto in qualche caso anche di grande rilievo, tra un’amministrazione pubblica di partenza, l’approdo alla Goldman Sachs con incarichi operativi e, poi, il rientro (per esempio, in Italia) in un’istituzione pubblica di prestigio, dove magari ci si è poi dovuto astenere da decisioni che riguardavano materie affrontate nella banca d’affari a sostegno di questo o quell’intermediario: qui siamo propriamente nel caso delle porte girevoli, il cui ruotare sarebbe opportuno che avesse, pro futuro, una qualche precisa limitazione.
Ricordo solo che allorché si pose, a metà degli anni 70 del secolo scorso, l’ipotesi della nomina di Ferdinando Ventriglia a governatore della Banca d’Italia, vi fu una generale insorgenza perché, si disse, mai un esponente di punta di una banca vigilata (Ventriglia fu, tra l’altro, amministratore delegato del Banco di Roma) avrebbe potuto ricoprire l’incarico di vertice nell’istituto vigilante. La nomina non fu nemmeno più proposta. Una regola che, dopo una parziale, eccezionale parentesi, dovrebbe avere valore sempiterno.
Non si può negare la proficuità degli scambi di esperienze e dell’integrazione delle professionalità anche ad alti livelli; ma questi che hanno ricadute positive per il pubblico e per il privato non sarebbero ostacolati da limitazioni che, quanto meno, accrescano significativamente il periodo entro il quale non possano essere assunte cariche della specie e limitino, comunque, il viavai, soprattutto per chi in un incarico pubblico ha avuto rapporti di lavoro con la banca nella quale poi si trasferisce, magari con il proposito di un successivo rientro istituzionale