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 2016  settembre 02 Venerdì calendario

La storia del giudice ottantottenne che vuole prendere il posto di un profugo nei campi prigione australiani

Sarebbe probabilmente il più insolito scambio di persone della storia. In Australia un ex-giudice di 88 anni si offre di prendere il posto di un immigrato clandestino detenuto nelle “isole prigioni” in cui il paese tiene i rifugiati. «Capisco che è una strana proposta ma la faccio in assoluta sincerità», scrive Jim Macken, il magistrato in pensione, al ministro dell’Immigrazione Peter Dutton. «La ragione è semplice: non posso continuare a tacere, mentre uomini, donne e bambini innocenti sono tenuti in custodia in circostanze rivoltanti. E il peggio è che le condizioni della loro prigionia hanno l’obiettivo di dissuadere altri profughi dal cercare asilo nel nostro paese. In sostanza, il governo australiano tratta i detenuti di questi campi come scudi umani. È un atteggiamento profondamente immorale. Perciò voglio fare qualcosa».L’ex-giudice propone che un singolo immigrato venga liberato e ottenga l’autorizzazione a risiedere in Australia. In cambio, lui accetterà di restare nei campi di prigionia «per tutti gli anni che mi restano da vivere». Se necessario, Macken è pronto a rinunciare alla cittadinanza australiana, in modo da diventare a tutti gli effetti uno straniero senza diritti. «Non ho nulla da perdere», dice al Guardian, «se il mio gesto darà a un profugo l’opportunità di una vita in Australia, sono pronto a prenderne il posto».Ex-sindacalista, per 15 anni presidente del tribunale del lavoro di Sidney, infine nominato membro del prestigioso Ordine d’Australia, l’anziano ex-magistrato è autore di libri e iniziative in difesa dei diritti umani. Oltre che al ministro dell’Immigrazione, che per ora non gli ha risposto, ha comunicato la sua proposta al primo ministro Malcolm Turnbull e a Bill Shorten, leader del partito laburista, a cui Macken è iscritto da quando era giovane. «Mostrate compassione e senso di giustizia», esorta entrambi, «se volete avete il potere per mettere fine a questa vergognosa situazione».Il mese scorso un’inchiesta delGuardian ha rivelato le durissime condizioni a cui sono sottoposti gli immigrati che tentato di raggiungere l’Australia. Negli ultimi anni gli sbarchi di migranti clandestini sono aumentati anche lì, spingendo il governo a prendere drastiche misure per ridurli. Tra queste, la decisione di rinchiudere i profughi in due campi di prigionia gestiti da privati, in due minuscole isole che non fanno parte dell’Australia, Nauru, soprannominata la più piccola repubblica del mondo, e Manus, che appartiene a Papua Nuova Guinea.«Il 90%, bambini inclusi, sono costretti a prendere pillole anti-depressive, passiamo la giornata a dormire in baracche, non abbiamo contatti con l’esterno», è riuscita a far sapere una donna di una delle isole-prigioni al quotidiano londinese, un raro caso in cui un mezzo di informazione ha potuto avere accesso ai campi profughi. La rivelazione ha suscitato proteste da parte delle associazioni per i diritti umani, ma l’Australia continua nella stessa politica.