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 2016  settembre 02 Venerdì calendario

L’università di Georgetown e il risarcimento per quei 272 schiavi che furono venduti per salvarsi la pelle

Per accedere a una delle più prestigiose Università americane – traguardo ambito e costoso – d’ora in avanti varrà un titolo di merito molto speciale: “Discendente di schiavi”. È la conseguenza di un’operazione di “espiazione storica” annunciata ieri dal rettore di Georgetown, il più importante ateneo Usa dell’ordine dei gesuiti, lo stesso a cui appartiene papa Francesco. E la svolta nell’atteggiamento verso lo schiavismo sarebbe stata incoraggiata caldamente dallo stesso Papa, che venne in visita qui due anni fa.
Georgetown è sempre stata un’Università di serie A, capace di gareggiare con Harvard e Stanford, Yale e Princeton per la qualità della preparazione accademica. Situata nell’omonimo quartiere residenziale di Washington, è una tappa obbligata per molti statisti stranieri in visita alla Casa Bianca, che la scelgono per delle conferenze (Matteo Renzi nell’aprile 2015). Ma alla pari di altri atenei antichi, le radici storiche di Georgetown riportano a una vicenda infame.
Creata nello stesso anno della Rivoluzione francese, 1789, l’università si manteneva sfruttando piantagioni con manodopera schiavile. Molti dei suoi edifici furono costruiti da afroamericani in schiavitù. E per buona parte della sua storia, era normale vedere degli schiavi neri che lavoravano come domestici nel campus, al servizio dei professori o degli studenti facoltosi. Poi, in un frangente difficile della sua storia, quando nel 1838 l’ateneo era sommerso dai debiti, si salvò grazie al profitto su una grossa vendita di carne umana: furono venduti 272 schiavi realizzando un profitto di mezzo milione di dollari (ai valori attuali). Gli schiavi furono deportati dalla piantagione del Maryland fino alla Louisiana.
È una storia nota, più volte rievocata dalla stampa americana, perché è stata per anni al centro di polemiche e rivendicazioni da parte degli studenti afroamericani nonché di alcune famiglie discendenti dagli schiavi stessi. Ora l’annuncio del rettore John DeGioia: la Georgetown University farà ammenda con una serie di atti riparatori.
In primo luogo c’è l’accesso preferenziale per tutti i discendenti di schiavi. Poi, due dei più importanti edifici del campus saranno ribattezzati: portavano il nome di due sacerdoti fondatori, ora saranno chiamati col nome di due afroamericani. Verrà creato un centro studi sulla storia dello schiavismo, e costruito un monumento in memoria della manodopera nera che lavorava nel campus.
Altri atenei americani hanno fatto in passato un’opera di trasparenza ammettendo pubblicamente di avere tratto beneficio dallo schiavismo, ma nessuno era arrivato al punto da offrire corsie privilegiate per l’iscrizione a chi discenda da schiavi. DeGioia vuole anche pubblicizzare la sua iniziativa nello Stato della Louisiana, per cercare di ritrovare i discendenti degli schiavi che là furono deportati.