Corriere della Sera, 2 settembre 2016
Massa dice addio alla Formula Uno
«Ho scelto Monza per annunciare il ritiro perché l’Italia è la mia seconda casa e perché qui annunciò il ritiro anche Michael, nel 2006». Gli occhi lucidi, una frase che contiene la parte più calda e rilevante della sua carriera: otto anni in Ferrari, un rapporto stretto affettuoso con Schumacher, del quale fu compagno proprio nel 2006, l’ultimo in rosso del tedesco. Felipe Massa, nato a San Paolo, il 25 aprile 1981, si ferma. Anzi, si fermerà al termine di questo campionato, Abu Dhabi, 27 novembre: 251 Gp disputati in 15 anni. Bilancio: 11 vittorie, 16 pole, 41 podi. Una lunga corsa, con dentro un incidente terrificante, Budapest, 2009, quando una molla persa dalla Brawn di Barrichello (il pilota che aveva sostituito alla Ferrari) lo colpì alla testa, sfondando la visiera. La ferita rischiò di menomarlo gravemente.
Invece, in pista, di nuovo, all’inizio del 2010. Il dolore? Ben meno profondo, a suo dire, rispetto a quello patito il 2 novembre 2008 a Interlagos, due passi da casa, quando vinse il Gp del Brasile. Campione del mondo per 38 secondi e 907 millesimi, tempo impiegato da Hamilton per tagliare il traguardo dopo di lui, quinto, frantumando quel sogno con un solo punto di scarto. Del resto, una carriera mai facile. Villeneuve, Schumacher, Raikkonen, Alonso al fianco, prima di incontrare Bottas alla Williams. Tutta gente tosta, rispettata quanto rispettosa del suo talento, della sua dedizione.
«La famiglia è stata in ogni momento al centro della mia vita». Massa, solo non è sembrato mai. La mamma, Ana Elena, discreta e appassionata; il padre, Luis Antonio, indispensabile per rimetterlo in equilibrio nei momenti difficili, il fratello Eduardo detto «Dudù», primo tifoso. Poi, soprattutto, Raffaela, sposata nel 2007 e Felipinho, 7 anni, reduce da una promettente vittoria su Daniel Ricciardo. Kart elettrici, il terrazzo di casa a fare da pista. Moglie e figlio, per un ritratto composto da affetti semplici. Una famiglia, proprio così, persino antica nelle manifestazioni. «È una persona simpatica, ci mancherà» ha detto Vettel ieri. Non solo a lui. Un caso a parte, un signore: gentilezza, educazione, una rara attitudine nel corrispondere sponsor e stampa.
«Non so cosa farò. Il mondo delle corse continua a piacermi». Ha un conto in banca rassicurante, avrà il tempo per riflettere portando in fondo questo Mondiale «non certo da pensionato», come promette. Mentre cerca di superare il magone che monta al tramonto di una grande avventura.