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 2016  settembre 02 Venerdì calendario

AAA turisti spaziali cercansi

Alcuni la paragonano all’epopea delle ferrovie, quando i ricchi privati americani si misero a costruire strade ferrate, trasformando il continente selvaggio in cui vivevano in una nazione collegata e avanzata. Lo stesso sta accadendo adesso con la corsa dei miliardari allo spazio, che punta a rendere normali queste avventure, allargando gli orizzonti del genere umano e facendo profitti. È naturale però, come aveva detto Ronald Reagan dopo l’esplosione dello shuttle, che quando noi uomini cerchiamo di toccare le stelle «alle volte non ci arriviamo».
La conquista dello spazio era cominciata come un’operazione gestita dai governi, per due motivi: il primo erano le risorse economiche necessarie, che all’epoca solo le casse dello stato potevano assicurare; il secondo era la Guerra fredda, che spingeva Usa e Urss a sfidarsi su tutti i terreni. Incluso quello delle stelle, perché la corsa alle missioni spaziali consentiva anche di sviluppare tecnologie militari rivoluzionarie e decisive. Non a caso, Mosca andò fallita proprio quando Washington la provocò col progetto dello «scudo stellare». 
Quell’era storica si è ufficialmente conclusa, almeno per gli Stati Uniti, con il lancio dell’ultimo shuttle. A quel punto la Guerra fredda era finita, e quindi non c’erano più ragioni strategiche per investire così tanto sullo spazio. Nel frattempo anche le risorse economiche a disposizione dei governi si erano ridotte, imponendo risparmi ovunque fosse possibile. Così la Nasa aveva fatto un passo indietro, affidandosi alle navicelle russe per portare gli astronauti sulla stazione orbitante internazionale, nell’attesa di varare un altro grande progetto capace di ispirare l’umanità, come atterrare sopra un asteroide o, meglio ancora, su Marte.
Questa ritirata dell’agenzia americana ha aperto la porta a un gruppo di miliardari illuminati, affascinati, ma anche attenti ai profitti, che ora si contendono lo spazio. Il primo è Elon Musk, proprietario appunto di SpaceX, che vorrebbe portare gli esseri umani sul Pianeta Rosso entro il 2025. Con lui combattono Jeff Bezos, il fondatore di Amazon che vuole usare il suo razzo Blue Origin per portare i turisti in orbita entro il 2018, ma anche il patron di Virgin Richard Branson e il cofondatore di Microsoft Paul Allen, impegnati in progetti ambiziosi.
Musk era avanti, almeno fino all’esplosione di ieri, perché da tempo i suoi razzi vengono già utilizzati per rifornire la stazione orbitante, e lui puntava a trasportare i primi astronauti entro il prossimo anno. Il proprietario di Tesla sta sviluppando il Falcon Heavy, una versione più potente del vettore scoppiato ieri, proprio perché spera di lanciare la prima missione su Marte senza esseri umani a bordo nel 2018, e con nel 2015. Per realizzare questo progetto Elon ha ottenuto il diritto di utilizzare il Launch Complex 39A di Cape Canaveral, lo stesso usato nel 1969 per la prima missione sulla Luna. Musk sta duellando soprattutto con Bezos, e la loro rivalità è esplosa in pubblico dopo che Blue Origin è diventato il primo razzo a raggiungere lo spazio e ri-atterrare a terra per essere riusato. Un passo fondamentale, perché riduce drammaticamente i costi delle operazioni. Elon però aveva contestato questo risultato, perché il vettore di Jeff non era abbastanza grande e non aveva viaggiato abbastanza in alto per vantarsi di aver fatto la storia.
Paul Allen era stato il primo, nel 2004, a raggiungere lo spazio con un veicolo commerciale chiamato SpaceShipOne. Poi però aveva venduto la tecnologia a Branson, che così aveva lanciato il progetto Virgin Galactic, che ha già venduto 700 biglietti da 250mila dollari l’uno per il primo viaggio turistico sopra l’atmosfera. Virgin è stata anche la prima compagnia a perdere un pilota, durante un volo di prova, ma Richard non ha rinunciato al suo sogno, anche se adesso non offre più una data certa per la missione inaugurale con i clienti a bordo. Allen nel frattempo è tornato in gioco mettendosi a costruire Stratolaunch, il più grande aereo del mondo pensato per lanciare in orbita vettori.
I pionieri privati ormai sono almeno sullo stesso piano dei governi, per aprire le nuove frontiere dello spazio. Con la stessa attenzione per la sicurezza, o magari maggiore, perché un fallimento come quello di ieri impaurisce e allontana i clienti.