Corriere della Sera, 2 settembre 2016
Michael Fassbender e Alicia Vikander, anche le stelle s’innamorano (sul set)
Arriva la domanda cruciale sulla famiglia e Michael Fassbender guarda pensoso la fidanzata, Alicia Vikander. Lei dice: «Chissà se un giorno ne avrò una». Lui si porta la mano destra al mento e con l’altra tamburella le dita sul tavolo. Al Lido sbarca la coppia più bella del Festival. I due si sono innamorati durante le riprese del melò La luce sugli oceani – bella forza: è facile innamorarsi quando si è lasciati da soli su un’isola sperduta per un mese... Lei: «Ero nervosa». Lui: «Ero terrorizzato». È la storia di una bambina contesa tra la vera madre e la donna che l’ha cresciuta, con molte lacrime in mezzo. Il regista Derek Cianfrance rischia grosso mettendosi a parlare della suocera, di quando le ha detto: «Sei diventato padre, sarai la persona più infelice del mondo». Ma chi lo ascolta. Altra domanda? C’è chi passa direttamente al «tu»: «Ti adoro quando sorridi. È il tuo primo ruolo su un uomo di famiglia, una prova generale della vita vera?». Lui senza scomporsi: «La vita è tutta una prova generale». Sono tanti gli amori nati sul set, da Brad Pitt e Angelina Jolie, ai prossimi sbarchi sul Lido, Naomi Watts e Liev Schreiber, e i nostri documentaristi in gara Massimo D’Anolfi e Martina Parenti. Ma vuoi mettere col tappeto rosso dell’irlandese mezzo tedesco e della vichinga svedese?
Alicia è costretta a tornare sull’argomento pannolini: «Il film parla di cosa significhi diventare genitori, si chiede cosa posso offrire a una bambina non mia». Michael allunga il collo e tace. Tra i due mezzi sorrisi e occhiate furtive. Lei lo loda: «Sapevo che era un grande attore». Lui la protegge con le sue spalle larghe: «Alicia era così affamata e fiera prima delle riprese, mi provocava, è bello vedere un’attrice non ancora conosciuta ma di cui nell’ambiente si parla». Si dimentica dell’Oscar come attrice non protagonista in The Danish Girl, non è così scontato vincerlo a 27 anni, ma pazienza: «Quella fame, l’opportunità di un grande ruolo, l’ho provata anch’io». Miracolo, per una volta non tiene banco il nudo frontale di Fassbender in Shame, che gli valse il premio a Venezia, quel disagio nel raccontare la solitudine di un erotomane fingendo di masturbarsi davanti alla troupe: «Per fortuna non ci fu bisogno di ripetere certi ciak».
Alicia e Michael non vedono l’ora di tornarsene all’Hotel Danieli, dopo il party esclusivo offerto da Vanity Fair a Palazzo Pisani Moretta. Se non fossero già innamorati, i due sarebbero capitolati a cena: le candele, le volte affrescate, il piano, il Canal Grande... Ci sono il padre di lui («mi accompagna in moto in giro per l’Europa») e le amiche di lei. Alla proiezione per la stampa suscita dapprima un lungo silenzio vibrante di perplessità, poi un timido applauso.
Ma c’è chi piangerà per questa storia attraversata da un dilemma morale grande come l’oceano: un figlio è di chi lo partorisce o di chi lo cresce? Fassbender, eroe della Prima guerra mondiale, è il guardiano del faro in una sperduta isoletta australiana. È di poche parole, i traumi del conflitto, un’ombra che cammina: «È un film old fashion che mi riporta all’era di Via col vento». Incontra una donna piena di vita. Si sposano, lei ha due aborti spontanei, un giorno appare alla deriva una barca con una neonata viva. La allevano con amore. Ma presto si scoprirà la vera madre (Rachel Weisz). E allora, Alicia, di chi è un figlio? «Io non sono madre, la maternità è un mistero». Michael, 39 anni, si versa da bere a le fa l’occhiolino. Il guardiano del faro e la luce dei suoi occhi. Per lui, un altro personaggio lacerato, mentre Alicia è entrata nel paese delle meraviglie.