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 2016  settembre 01 Giovedì calendario

I cinesi vanno alla conquista del ciclismo

Come il Milan e l’Inter. I magnati cinesi sbarcano nello sport italiano ma non si limitano al mondo del calcio. Ora tocca al ciclismo, in particolare al team Lampre che è l’unica squadra italiana nel World Tour, l’élite mondiale della bicicletta. L’accordo è già stato firmato a Pechino. Li Zhiqiang, proprietario del gruppo immobiliare Tianjin Wanlong, tramite la sua società TJ Sport Consultation è entrato nella CGS (Cycling Giuseppe Saronni) che detiene la licenza del team Lampre, rilevandone di fatto la proprietà. L’Italia perde così la sua ultima e unica squadra nel World Tour e la Cina irrompe per la prima volta nel mondo del grande ciclismo, con un programma però che riguarda solo marginalmente l’aspetto agonistico e professionistico sportivo.
Anti inquinamento
Dietro alla TJ Consultation di Li Zhiqiang, infatti, c’è addirittura il governo di Pechino, con un programma su scala nazionale e uno stanziamento economico pari ad alcune decine di miliardi di euro (!). L’obiettivo è prima di tutto incentivare la diffusione e l’uso delle biciclette in Cina, anche per contrastare il traffico sempre più caotico e l’inquinamento nelle grandi città. In quest’ottica la possibilità di avere una squadra nell’élite del ciclismo mondiale è vista come un’opportunità ulteriore per incentivare l’interesse verso la bici nelle giovani generazioni. Da anni ormai in Cina sta aumentando in modo esponenziale il seguito per alcuni sport non propriamente tradizionali, come il basket e il calcio, tanto che in quel Paese sono arrivati dall’Occidente numerosi giocatori di talento: Marbury, Blatche, Crawford e Hudson sotto canestro; Hulk, Lavezzi e Pellé nel football, tanto per citarne solo alcuni. Ora tocca al ciclismo, ma con l’acquisizione di un’intera squadra – la Lampre, appunto – che si porterà dietro tutti i propri corridori, dall’azzurro Ulissi al portoghese ex campione mondiale Rui Costa.
C’è Aru nel mirino
E presto, grazie al budget praticamente illimitato del nuovo gruppo cinese, potrebbero arrivare campioni ancora più affermati: si parla già del possibile ingaggio nel 2018 di Fabio Aru, che diventerebbe il testimonial ideale per la politica varata dal governo di Pechino. Va detto che la Cina è già al vertice nel mondo come presenza di biciclette sul proprio territorio (oltre 500 milioni), ma è solo intorno al 9º-10º posto come percentuale bici-abitanti (circa 37%: nettamente prima è l’Olanda con quasi il 99%). Dunque c’è ancora margine per crescere, come dimostra il fatto che nel corso del 2016 i cinesi acquisteranno ben 32 milioni di bici elettriche, quasi 10 volte di più del resto del mondo tutto insieme. Il dato allarmante per il governo di Pechino, però, è che negli ultimi 40 anni ben 100 milioni di cinesi sono passati dal possesso di una bici a quello di un’auto, con gravissime ricadute sull’inquinamento. Non stupisce invece l’impegno nello sport occidentale di sempre più imprenditori cinesi, che quest’anno per la prima volta hanno superato come numero di miliardari anche gli americani (568 a 535, con Pechino che batte anche New York per numero di magnati residenti). Li Zhiqiang è «soltanto» il 302º imprenditore più ricco della Cina, ma basta e avanza per far saltare il banco nel ciclismo. E anche per competere con gli altri team «sponsorizzati» dai governi nazionali, come la Katusha (Russia) e l’Astana (Kazakistan).