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 2016  settembre 01 Giovedì calendario

Perché l’Italia ha smesso di fare figli? Indagine

Lo scorso anno l’Italia ha stabilito un nuovo record negativo, con il tasso di natalità più basso nella storia dell’Unione europea. Colpa di un improvviso crollo dell’istinto materno? Non proprio. Nelle prime righe della presentazione del «Piano Nazionale per la Fertilità» del ministero della Salute viene citata la necessità di un «imprescindibile sviluppo di politiche intersettoriali e interistituzionali a sostegno della Genitorialità», ma a ricordare al Governo perché in Italia è difficile vivere l’esperienza della maternità – e della paternità – sono state le migliaia di commenti sui social network.
Il lavoro che non c’è (o è precario)
Nel 2015 il tasso di occupazione femminile è cresciuto (47,2%), ma non abbastanza da ridurre il gap con quello maschile. Le donne inoltre sono più spesso «precarie» rispetto agli uomini, con uno svantaggio nell’inserimento del mondo del lavoro che resiste anche tra i livelli di istruzione più elevati.
Il momento più delicato è infatti il rientro nel mondo del lavoro dopo la maternità: per le madri italiane il tasso di occupazione è del 54%, contro i valori vicini al 70% di Regno Unito, Francia e Germania. Guarda caso, tra i Paesi con i tassi di natalità più alti. E con politiche attente a favorire la creazione di nuovi nuclei familiari.
Asili e bonus bebè
L’obiettivo del nuovo testo unico per la famiglia che verrà presentato dal ministro per gli Affari regionali il prossimo 13 settembre è un riordino delle misure attuali, con la possibilità di rafforzare il bonus bebè, al momento 80 euro al mese per tre anni. E gli asili? La quota di bambini dagli 0 ai 3 anni presi in carico da una struttura di accoglienza della prima infanzia aveva raggiunto il 28% nel 2008, per poi iniziare a scendere. I servizi crescono solo al Centro Nord, e sono per lo più privati. Va meglio con le strutture che ospitano i bimbi dai 3 anni alla scuola, ma il problema è un altro: gli orari ridotti e poco flessibili. L’ennesimo ostacolo per aspiranti mamma e papà.
E i padri?
L’unico uomo rappresentato nella campagna di promozione del #Fertilityday è sotto le lenzuola: spuntano solo i piedi, corredati da pallina con faccina sorridente. In Italia il congedo di paternità obbligatorio, lanciato in forma sperimentale dalla legge Fornero e confermato nella legge di stabilità, è poco più che simbolico: due giorni retribuiti, con la possibilità di aggiungerne altri due facoltativi, da sottrarre però alla maternità. Il confronto è impietoso; in Norvegia sono 112, in Islanda 90 e in Svezia 70.