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 2016  settembre 01 Giovedì calendario

Qui la ministra Lorenzin difende la campagna per il Fertility Day

Un insulto a chi non riesce ad avere figli o non ha i soldi per farlo, scrive Saviano in un post che ha fatto il giro della rete. Una campagna da Ventennio. Un’immagine retrograda della donna. La pubblicità del Fertility Day promosso dal ministero della Salute non fa in tempo a essere diffusa sui social network, che le critiche si moltiplicano, sollevando una polemica molto poco gradita a Palazzo Chigi. La ministra Beatrice Lorenzin assiste «stupita e amareggiata» agli attacchi, finché non decide di rispondere: «Perché si possono fare campagne sul diabete o sul cancro, e sulla fertilità no?».
Forse il problema è come: la campagna trasmette un’immagine della donna d’altri tempi.
«Solo per chi vuol vedere con gli occhi del pregiudizio, ma è una polemica strumentale. Il tasso di infertilità in Italia è intorno al 30 per cento: il piano nazionale sulla fertilità fatto da esperti vuole preservare la possibilità di procreare».
Eppure il messaggio sembra: tu, donna, devi fare figli.
«Mi scusi, ma c’è scritto da qualche parte “Devi fare un bambino” o “devi partorire”? Distinguiamo l’aspetto sociologico da quello sanitario. Noi vogliamo informare le persone, a tutto campo, anche sulle malattie sessualmente trasmissibili: con la campagna e con il lavoro nelle scuole, nelle farmacie, nelle Università, dai medici».
Non pensa che il vero problema sia che i figli non si fanno perché mancano lavoro e welfare?
«In Italia c’è un allarme demografico: se si continua così, si rischia la crescita zero nel 2050. E so che sul tema della natalità influiscono politiche del lavoro, fiscali, sociali. Ma io sono il ministro della Salute e mi occupo dell’aspetto sanitario».
Saviano ha trovato la campagna offensiva: come risponde?
«Ma perché offensiva? Si affronta il tema della salute riproduttiva, si fa prevenzione e si propongono percorsi terapeutici per chi ne ha bisogno. A chi polemizza dicendo che dovremmo occuparci di rendere accessibile la procreazione per le coppie sterili, faccio presente che ho inserito la fecondazione assistita tra i servizi gratuiti, così come gli screening».
Con questa campagna non teme di aver fatto la figura della bacchettona?
«Piuttosto, mi sembra che questo sia un tema tabù. Ma non torneremo ai tempi di Lupo Alberto in cui non si poteva parlare di preservativi. Il 22 facciamo il Fertility Day e parleremo di sesso sicuro, di malattie, e anche di come fare se non si riesce ad avere figli».
M5S e Sel hanno criticato l’iniziativa. Dal Pd ha avuto reazioni?
«È un anno che lavoriamo a questa iniziativa e c’è stata grande condivisione. Ormai le polemiche montano con un tweet: invito invece a entrare nel merito di un problema sanitario molto sentito».
Se l’obiettivo era solo informare, non avete sbagliato campagna?
«Quando ho visto le cartoline, a me non hanno fatto una cattiva impressione. Anche perché sul retro ci sono tabelle e dati che spiegano e informano».
Tutte rivolte alle donne, però.
«No, ci sono varie cartoline dedicate agli uomini. Che hanno bisogno di informazioni: da quando non c’è più la visita di leva capita troppo spesso che scoprano tardi di avere avuto malattie che ne compromettono la fertilità».
Ministro, è ancora sicura che quelle cartoline funzionino?
«Diciamo così: se non funzionano, abbiamo ancora il tempo di cambiarle. Ma almeno, rispetto alle solite campagne ministeriali che nessuno ricorda, hanno avuto il merito di accendere l’attenzione sul tema».