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 2016  settembre 01 Giovedì calendario

Che ci fa un portiere inglese in Italia? L’incognita Hart

Un portiere inglese. In Inghilterra si comprano fish and chips, scarpe Church’s, giocattoli, butter cookies, salmone, pot pourri, tè, mazze golf, montgomery, trench e calamite per il frigo. Al limite centrocampisti o attaccanti (Francis, Hateley, Wilkins, Beckham, Gascoigne) senza farci però affidamento, ma portieri no, non risulta. La categoria “portieri inglesi in Italia” è vuota, se si esclude il medico James Spensley che agli albori del Novecento quasi fondò il Genoa e dunque “io gioco”.
Preso in contropiede il calcio italiano si è consultato sull’arrivo a Torino nientemeno che del biondo ventinovenne portiere della nazionale inglese Joe Hart – Charles Joseph John Hart, detto Joe, che tradotto in italiano farebbe Giovanni Cervo, inquietantemente simile dunque a Giovanni Cervone (famosa nel ‘90 una sua gomitata a gioco fermo a Serena che gli aveva fatto due gol, facendosi così fischiare un altro rigore) – scoprendo che al cinquanta per cento trattasi di gran colpo, e all’altro cinquanta per cento di bidone.
I video “Joe Hart Bloopers” (papere, errori) hanno avuto belle impennate. Gol da centrocampo, palloni sotto la pancia e fra le gambe: un inferno. Quelle decisive le ultime con la nazionale agli Europei in Francia: il gol di Bale su punizione, quello di Sightorsson dell’Islanda che ha eliminato l’Inghilterra e dopo il quale Hodgson si è dimesso e lui invece è ancora lì convocato da Allardyce per il primo match di qualificazione mondiale con la Slovacchia. E infatti il cinico Pep Guardiola ha subito segato un pezzo di recente storia del City, per far posto prima a un portiere argentino (Caballero) e adesso a un cileno (Claudio Bravo) preso, guarda un po’, dal Barcellona. Avrebbe potuto prendersi magari Mannone dal Sunderland, in ogni caso non si è preso un portiere inglese.
Nella città di Gigi Buffon, che per rispetto qualche anno fa lo citò tra i migliori al mondo, non si capisce come e non si sa perché – ma quel che conta per Urbano Cairo con stipendio per tre quarti pagato dal City – sbarca il portiere della nazionale inglese. Una manciata di titoli e quattro volte Golden Glove in Premier.
Il problema ora è capire se discenda direttamente dalla schiatta dei Gordon Banks, campione del mondo ‘66, ormai ottuagenario ma che ha giocato fin quasi alla soglia degli anni Ottanta, dei Peter Shilton, anche lui iperlongevo e col Leicester in comune col predecessore o dei Ray Clemence che, angosciato dalla concorrenza con Shilton, chiese di non essere più convocato. Oppure se discenda piuttosto da David Seaman, che vinse tantissimo con l’Arsenal, ma che fu marchiato anche lui da terrificanti “bloopers”: Ronaldinho gli fece gol da quaranta metri ai Mondiali in Giappone, altrettanto Naym del Saragozza in Coppa delle Coppe, e all’ultima partita in nazionale con la Macedonia ne beccò uno pure da calcio d’angolo.
Nelle classifiche internazionali dei migliori esistono portieri di squadre inglesi (De Gea, Courtois, Cech, Lloris) ma non esistono o quasi portieri inglesi, anche se Joe Hart un suo posto al sole se lo è ricavato. Sia pure tra gli incubi: quattro anni fa Ibrahimovic gli fece quattro gol, uno in rovesciata da centrocampo.
Charles Joseph John Hart è nato a Shrewsbury, la città di Charles Darwin. La specie si sta evolvendo.