La Stampa, 31 agosto 2016
Tutto su quest’ultima Mostra di Venezia, edizione numero 73
Il film più atteso non è un film. Imperversano i documentari, di tutti i generi e in tutte le sezioni. I mattoni ci sono, però il concorso inizia clamorosamente con un musical. In concorso mancano sia il consueto romeno sia l’abituale coreano, ma c’è Margherita Buy.
Sbarca mezza Hollywood, però si vedrà anche un film su Rocco Siffredi, mostro in Mostra, e uno restaurato di Veit Harlan, il regista più amato da Goebbels, quello di «Süss l’ebreo». C’è lo stilista che fa il regista e lo stilista che fa la festa per il documentario (un altro!) che il figlio fotografo dedica a maman, famosa giornalista. A proposito di festeggiare: si fa ma non si dice, perché non si può certo restare insensibili al grido di dolore che arriva da Amatrice.
Di tutto, di più, a questa Mostra di Venezia, edizione numero 73. Fino al 10 e ai Leoni, è un continuo paradosso. Si inizia stasera con un’apertura in tono minore causa terremoto (niente smoking e niente festona sulla spiaggia dell’Excelsior), ma alla mesta cerimonia officiata da Sonia Bergamasco segue «La La Land» del genietto Damien Chazelle, musical pare brillantissimo con Emma Stone e Ryan Gosling che ballano. Tutti aspettano con ansia spasmodica «The young Pope» di Sorrentino con Jude Law che fa Pio XIII, che però non è un film, è una serie tivù. I documentari, si diceva, sono onnipresenti. I venerati maestri parlano moltissimo di spiritualità, Terrence Malick addirittura della nascita del mondo, però torna alla grande il western. Per la gioia dei fotografi e di tutti noi sbarca una carrettata di divi hollywoodiani come a Venezia non si vedeva da tempo, a cominciare dalla coppia più glamour, Michael Fassbender e Alicia Vickander, insieme nella vita e nel romanticissimo «The Light Between Oceans». Il livello generale, giurano i cinéphiles più avveduti o forse solo più ottimisti, è discreto tendente al buono.
Dopo il terremoto, le feste non si possono chiamare così, meglio ribattezzarle serate o eventi, ma insomma ci sono, anche clamorose come quella di Valentino per Franca Sozzani o il party per pochissimi bellissimi elegantissimi per festeggiare Tom Ford, stilista-regista ormai forse più regista-stilista. Però si moltiplicano le iniziative di solidarietà pro-terremotati.
Gli italiani? I più famosi non sono in concorso. I beninformati dicono che per quelli in gara non sia una grande annata. Tutti i giornalisti sono cinici e quelli di cinema sono i più cinici dei giornalisti, ma già si scommette su chi dei colleghi cadrà prima in catalessi a «Spira Mirabilis», due ore di documentario (ancora!) sull’universo spiegato partendo dalle meduse oppure sulle meduse partendo dall’universo. E tuttavia l’impressione è che quest’anno il direttore, Alberto Barbera, abbia messo in cartellone anche dei film «normali», quelli che vanno a vedere gli spettatori veri. Del resto, ricorda l’«Hollywood Reporter», negli ultimi anni Venezia ha presentato dei film che poi sono andati benissimo agli Oscar. Si è perfino coperto l’infame «buco» accanto al Casinò con una nuova sala provvisoria, un cubo rosso che spicca e spacca in un Lido che è sempre quello dai tempi del De Gasperi I (frequentatori compresi), con alberghi catacombali, serate catatoniche, ristoranti che chiudono alle dieci, buonanotte. E buona Mostra.