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 2016  agosto 30 Martedì calendario

Lo scandalo dei finanziamenti antisisma mai usati o usati male • Per il G20 Pechino vuole il cielo blu: fabbriche chiuse e ferie per tutti • L’assistente di Hillary lascia il marito che manda foto oscene alle ammiratrici • Altri tre alpinisti muoiono sul Monte Rosa • È morto Gene Wilder • Lucy, la nostra antenata, morì cadendo da un albero


Terremoto 1 Due terremoti, quello dell’Umbria nel 1997 e quello dell’Aquila nel 2009, hanno fatto piovere sul territorio della provincia di Rieti 84 milioni di euro di fondi per la ricostruzione. Negli anni se ne sono aggiunti altri, di milioni. Della Regione, dello Stato, della Chiesa. Quei soldi sono stati solo l’inizio di un fiume di denaro che sarebbe dovuto servire per evitare danni nel caso in cui la terra tornasse a tremare. Così non è stato. Parte di quel denaro non è stato ancora speso, o è stato speso male, o, ancora, non è stato utilizzato per rendere gli edifici sicuri. Ad esempio due ponti sono stati gravemente lesionati, quelli di accesso ad Amatrice, nonostante nel 2014 la Regione avesse stanziato 611mila euro proprio per interventi antisismici di sei ponti della zona. Soldi che non sono stati spesi. Tutto perché la provincia di Rieti, rimasta a secco, non è riuscita a stanziare la sua quota parte del progetto. Senza quella quota, i 611mila euro non potevano essere erogati. E così, tutto fermo. Non solo: dopo il disastro del ’97, lo Stato aveva messo a disposizione 79 milioni che dovevano servire anche per sistemare 11 palazzi e 10 chiese tra Accumuli e Amatrice. Tra le altre, nella lista delle opere finanziate c’è anche la chiesa di San Pietro e Lorenzo, quella con il campanile di sassi crollato sopra la famiglia Tuccio. L’appalto per rifare il tetto della chiesa accanto era stato vinto da Stefano Cricchi, figlio di Carlo, che aveva lavorato anche a L’Aquila. Proprio per i lavori in Abruzzo, l’altro figlio è indagato per tangenti. Ma Carlo Cricchi assicura: «Noi su quel campanile non siamo intervenuti». Spiegando che, per quel progetto, le carte prevedevano uno stanziamento ridicolo: poco più di 509 euro. Sembra che una buona parte dei problemi derivi dalla confusione che si sarebbe fatta, in fase di stanziamento dei fondi, tra adeguamento e miglioramento sismico. Adeguare costa molto di più rispetto a migliorare. E con i fondi dei terremoti, si è spesso lavorato al miglioramento piuttosto che all’adeguamento: a questo sono serviti i 200mila euro della scuola Capranica, i 250mila euro della Chiesa Santa Maria Liberatrice, i 400mila del Teatro di Amatrice, distrutto, i 90mila della Torre civica di Accumoli, danneggiata, i 260mila della Chiesa di Sant’Angelo, crollata poco dopo il taglio del nastro. Poi ci sono gli 800mila euro stanziati per il municipio di Amatrice e spostati sull’istituto alberghiero. Quest’ultimo è rimasto in piedi, mentre il Comune è franato. In tutta questa storia spuntano anche i collaudi mai fatti. La scuola Angelo Ruffini, valutata come sicura, avrebbe potuto in realtà uccidere decine di bambini. Collaudi mancati o falsificati potrebbero spiegare una buona dose di tragedie. E poi c’è la Torre civica di Accumoli: per sistemarla vengono stanziati 100mila euro e alla fine ne restano circa 90mila. A lavorarci è l’impresa Giuseppe Franceschini. Due i collaudi post lavori, tra il 2012 e il 2013, che non mettono in luce problemi. Eppure la Torre non ha resistito alle scosse. Esattamente come succede alla caserma di Accumoli. La Impretkna utilizza i 150mila euro per la ristrutturazione. I lavori vengono collaudati, ma l’edificio non passa indenne attraverso il terremoto di una settimana fa. La Procura di Rieti sta acquisendo progetti, atti di esecuzioni, verbali.

Terremoto 2 Il prefetto Valter Crudoaveva annunciato che per motivi di sicurezza — viste le scosse, le strade a rischio e la possibile pioggia — il funerale per tutte le vittime di Amatrice, alla presenza del capo dello Stato Sergio Mattarella e del premier Matteo Renzi, sarebbe stato spostato a Rieti, all’aeroporto militare, anziché ad Amatrice come previsto. Al posto della cerimonia, nel campetto cementato all’uopo, ci sarebbe stato un maxischermo. Ci sono volute una mezza rivolta nella tendopoli dei familiari delle vittime, l’opposizione del parroco e anche le lacrime del sindaco Sergio Pirozzi, ma il saluto ai propri cari gli amatriciani lo daranno nel vecchio campo sportivo dell’Istituto Don Minozzi oggi alle ore 18. A sbrogliare la questione è stato un tweet del presidente del consiglio Matteo Renzi che ha sconfessato il prefetto: «I funerali delle vittime del terremoto si terranno ad Amatrice come chiedono il sindaco e la comunità locale. E come è giusto!». Ieri n serata le salme hanno cominciato il viaggio di ritorno (V. Pic., Cds; Zancan, Sta).

Terremoto 3 Il numero dei morti è salito ancora: 292. Il bilancio comprende gli ultimi due cadaveri recuperati dai vigili del fuoco sotto le macerie dell’hotel Roma ad Amatrice: nel dettaglio, i morti sono dunque 231 ad Amatrice, 11 ad Accumoli e 50 ad Arquata. Gli assistiti nelle tende sono circa 2.900 (V. Pic., Cds).

Cina Il 4 e 5 settembre si terrà il primo G20 a essere ospitato dalla Repubblica popolare cinese. Per l’occasione Hangzhou - metropoli da 9 milioni di abitanti a 40 minuti di treno veloce da Shanghai - è stata tirata a lucido. Ci saranno almeno un milione di volontari nelle strade, circa 20 volte il numero di quelli impiegati per Rio 2016. Come ha insegnato Pechino durante l’Apec, il cielo blu sarà garantito dalla chiusura di oltre cento fabbriche nel raggio di quattrocento chilometri, mentre moltissime aziende lavoreranno a orario ridotto. Molti dei venditori di cibo ambulanti hanno già chiuso. Da giovedì, inoltre, tutti gli studenti e i funzionari pubblici saranno costretti a una settimana di vacanza forzata. Per buona parte del 2016 la città è stata un cantiere a cielo aperto. Nuove strade, nuova illuminazione, quartieri distrutti, abitanti trasferiti e alberghi ristrutturati. Non ci sono cifre ufficiali, ma si parla di oltre 21 miliardi di euro spesi per rinnovare la città (contro gli scarsi 4,5 investiti per Rio 2016, per farsi un’idea) (Attanasio Ghezzi, Sta).

Huma Huma Abedin, braccio destro di Hillary Clinton, ha annunciato ieri la separazione dal marito Anthony Weiner, 51 anni, ex deputato democratico, ex candidato sindaco a New York, noto per l’abitudine di inviare selfie delle sue parti intime, via sms, alle ammiratrici. La decisione è arrivata dopo l’ennesimo scandalo. In una conversazione via Twitter con una quarantenne divorziata, riportata dal New York Post , Weiner — sdraiato sul letto in mutande — a un certo punto segnala l’arrivo di «qualcuno sul letto». È Jordan, il figlio avuto con Abedin 4 anni fa. Poi manda alla donna uno scatto con le mutande in evidenza, il figlio che dorme accanto. Troppo anche per la signora, che gli fa notare come non sia opportuno divulgare su internet il viso del proprio bambino. Huma, finora — anche in contrasto con le volontà dei Clinton — aveva scelto di difendere il marito e di stargli accanto nonostante gli scandali. Ma a poche settimane dalle elezioni ha fatto quello che in tanti si aspettavano da tempo: «Dopo attente e dolorose considerazioni e molto lavoro sul mio matrimonio ho deciso di separarmi da mio marito — ha dichiarato Abedin in un comunicato —. Anthony e io restiamo devoti nell’impegno di fare ciò che è meglio per nostro figlio, la luce della nostra vita. Durante questo momento difficilissimo chiedo rispetto per la nostra privacy» (S. Da., Cds; Rampini, Rep).

Monte Rosa Continua la strage di alpinisti sul Monte Rosa, che ha provocato sei vittime negli ultimi due giorni. Dopo i tre svizzeri precipitati domenica mattina sul versante piemontese del massiccio, dalla cornice di Punta Gnifetti (vedi Fior da fiore di ieri), altri due incidenti si sono verificati presumibilmente domenica pomeriggio sul versante valdostano e ieri mattina su quello svizzero. A perdere la vita sono stati due tedeschi di 36 e 50 anni — i cui corpi sono stati recuperati dal soccorso alpino valdostano nella zona del Passo di Verra, non lontano dal luogo della precedente tragedia — e un terzo scalatore, di cui si sono occupate le autorità elvetiche. Le due salme sono state avvistate ieri mattina da una guida alpina impegnata nell’ascensione del Polluce. Si trovavano a quota 3.800 metri, alla base della parete. I soccorritori ipotizzano che siano caduti dalla cresta del Castore (vetta a 4.200 metri): avrebbero fatto un volo di 400 metri nella zona a monte della via normale di salita al Polluce (4.100 metri), sulla parete ovest. I due alpinisti tedeschi erano attrezzati e legati in cordata: è possibile che uno dei due sia scivolato sul ghiaccio trascinando con sé il compagno. Le indagini sono della squadra soccorritori della Guardia di Finanza. È probabile che i due alpinisti siano caduti già nel tardo pomeriggio di domenica, quindi nella stessa giornata dei loro colleghi svizzeri, e che nessuno abbia dato l’allarme fino a ieri mattina (D. Petr., Cds).

Wilder Gene Wilder, nato a Milwaukee ottantatré anni fa da una famiglia di ebrei russi emigrati negli Stati Uniti, è morto ieri sera a Stamford, in Connecticut, in seguito a complicazioni del morbo di Alzheimer da cui era affetto. La sua interpretazione del dottor Frederick Frankenstein in Frankenstein Junior di Mel Brooks gli diede la fama internazionale. Indimenticabile anche in Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato, adattamento del romanzo di Roald Dahl poi destinato a diventare un cult generazionale. Nel 1972 Woody Allen lo scelse per uno degli episodi più divertenti di Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso, dove Gene, perdutamente innamorato di una pecora, si stordisce bevendo Woolite. In seguito la sua carriera ebbe fasi alterne, ma fu punteggiata di periodici successi: dal Fratello più furbo di Sherlock Holmes, suo esordio alla regia, fino a La signora in rosso, da lui anche diretto, dove era lo scornato spasimante di Kelly LeBrock. Nel 1989 con l’amico Richard Pryor interpreta Non guardarmi: non ti sento, diventato un classico della commedia made in Usa (Infelise, Sta; Nepoti, Rep).

Lucy Un lavoro pubblicato su Nature da John Kappelman dell’Università di Austin svela che la nostra antenata Lucy (esemplare di Australopithecus afarensis scoperto nel 1974 nella boscaglia di Afar in Etiopia) morì, tre milioni di anni fa, cadendo da un albero. Un volo fatale di almeno 12 metri. Forse Lucy si era arrampicata in cerca di frutti. Oppure era in cima a un albero per dormire e sfuggire ai predatori. I ricercatori hanno studiato le fratture ossee con la tomografia computerizzata ad alta risoluzione, ricomponendo un complicato puzzle di paleo-traumatologia. Hanno eseguito ben 35 mila scansioni e le hanno confrontate con i segni riportati dagli esseri umani precipitati da postazioni elevate. Le fratture sono tante, all’omero, al ginocchio, al bacino, a una costola. Gli organi interni devono essere stati sospinti verso l’alto e danneggiati dalle schegge ossee. La morte sarebbe sopraggiunta rapidamente (Meldolesi, Cds).