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 2016  agosto 30 Martedì calendario

Max Verstappen o la dura vita del fenomeno

La differenza che passa fra un campione e un fenomeno. Tipi così nascono ogni vent’anni e, ormai è certo, Max Verstappen è uno di questi. Entrato in Formula 1 senza nemmeno la patente, ha polverizzato tutti i record di precocità, ma la vera dimostrazione di forza l’ha data quando Marko e Horner hanno deciso di spostarlo dalla Toro Rosso alla Red Bull: un conto è guidare una buona macchina, altra cosa è avere fra le mani un razzo in grado di vincere. E l’olandesino appena è capitata l’occasione si è arrampicato sul gradino più alto del podio facendo masticare amaro anche al suo quotatissimo compagno di squadra Ricciardo considerato uno dei migliori driver del Circus (due anni fa all’esordio in Red Bull aveva vinto due gare e Vettel nessuna).
CARATTERE E DNA
Nelle ultime gare ha fatto un po’ arrabbiare i ferraristi ma, guardando i fatti con dovuto distacco (al di là delle decisioni dei commissari), c’è da riconoscere che Max è un duro, ma non è affatto scorretto. L’unica cosa che poteva evitare (lo ha ammesso anche lui) era intralciare la gara delle Ferrari a Spa dopo il contatto iniziale: ha fatto in modo di trovarsele nei paraggi per poi rendergli la vita difficile. Una lezione che di solito danno i campioni del mondo ai nuovi arrivati se non si comportano come si deve. Per il resto, è stato quasi perfetto, un campione consumato. I giovani, si sa, sanno essere veloci, ma di solito sono fallosi perché non hanno esperienza. Max è rapidissimo, ma sempre lucido, è così sicuro di se che spesso difende la posizione senza chiudere le traiettorie, quindi sfrutta al massimo la velocità del suo mezzo. Con Raikkonen lo ha fatto a Barcellona, ma lo ha fatto anche a Budapest tanto da far sembrare l’esordiente Kimi e non lui. Un solo errore a Montecarlo. Domenica a Monza le Rosse dovranno fare di nuovo i conti anche con Max.