Il Messaggero, 30 agosto 2016
Arancino o arancina?
In Italia la cucina della tradizione in assoluto non esiste perché basta spostarsi di pochi chilometri e tutto cambia, così che la rivendicazione dell’autenticità di un piatto finisce per scatenare delle guerre gastro-civili. Ne sanno qualcosa le province di Palermo e di Catania che da sempre si contendono la titolarità della cosiddetta arancina (così dicono a Palermo) o arancino (così dicono a Catania): se la faida sembrava essersi parzialmente sopita, a gettare benzina sul fuoco ci ha pensato una giornalista della testata inglese The guardian, Felicity Cloake, che da poco all’interno della sua rubrica di ricette, Italian food and drink ha scritto un articolo intitolato How to cook the perfect Arancini.
Se da Catania hanno ringraziato, a Palermo si sono offesi alquanto, anche perché il pezzo faceva parte di un servizio che parlava delle bellezze architettoniche proprio della loro città. Il reportage è stato apprezzato dallo stesso sindaco, Leoluca Orlando, che però non si è espresso in tema di arancini, mentre di diverso avviso è stato il popolo della Rete che, cominciando dai social, s’è letteralmente scatenato fino a che BlogSicilia ha segnalato in un articolo poi ripreso da uno dei maggiori giornali siciliani online di enogastronomia, Cronache di gusto la richiesta di rettifica da parte di molti. The guardian s’è ben guardato di apportarla, temendo poi di scontentare la parte catanese, ma chi ha ragione? «È un piatto che veniva consumato in campagna, durante la raccolta della frutta. Col sole forte, visto da lontano, brillava come fosse un’arancia», ci dice Paolo Calò, lo chef di un temporary restaurant (Siculo) che si trova a Roma, a fianco di Ponte Milvio. Della stessa opinione è il giornalista e scrittore Gaetano Basile, però entrambi sono palermitani, e poi in dialetto siciliano il frutto dell’arancio fa aranciu, cioè è sempre maschile.
L’ACCADEMIA DELLA CRUSCA
Pur di sedare la querelle è stata interpellata l’Accademia della Crusca: «Il femminile è più corretto almeno nell’impiego formale perché l’opposizione di genere è tipica nella nostra lingua, con rare eccezioni, per differenziare l’albero dal frutto ma arancino italianizza il modello morfologico dialettale, mentre chi dice arancina non fa altro che riproporre il modello dell’italiano standard perciò il nome delle crocchette siciliane ha sia la forma femminile sia la forma maschile, determinata dall’uso diatopicamente differenziato». Se il più popolare wikipedia parte dal concetto contrario, inserendo come voce quella al maschile (e forse condizionando la giornalista del The guardian), di fatto giunge anch’esso ad ammettere entrambi i generi. In effetti non dovrebbe esserci querelle alcuna, perché ai due nomi corrispondono due prodotti ben differenti che solo la nostra tendenza alla semplificazione cerca di considerare come succede rispetto a un po’ tutta la cucina tradizionale uno solo, perché se pure il registro siciliano dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali, riconosciuto dal Ministero delle Politiche Agroalimentari, elenca questo prodotto al maschile, arancino e arancina sono due cose ben diverse, almeno originariamente: l’arancina palermitana sarebbe tonda e conterrebbe solo prosciutto cotto e mozzarella, l’arancino catanese avrebbe una invece una forma piramidale che si rifà all’Etna, tant’è che il rosso fumante del suo ragù che ne costituisce il ripieno principale, oltre a piselli e caciocavallo ricorderebbero la lava vulcanica. Ripieni che vengono tuttavia (da sempre) ampiamente rimescolati, tant’è che Andrea Camilleri, ne Gli arancini di Montalbano, nella palla tonda palermitana ci mette il ripieno catanese, e pure le uova.