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 2016  agosto 27 Sabato calendario

Ad Accumoli il suolo si è abbassato di 20 centimetri

Ma quanta forza ha, un terremoto. Nella sua energia che sembra inesauribile, il sisma ha superato ieri le mille scosse. Lungo una faglia di 25 chilometri, a circa 5 chilometri di profondità, le rocce si sono spostate di un metro. In superficie questo slittamento ha fatto sprofondare la terra di venti centimetri al centro del paese di Accumoli, creando una depressione lunga venti chilometri in direzione nord-ovest sud-est.
La scossa principale di mercoledì ha liberato l’energia di un milione di tonnellate di Tnt: più o meno quella di Hiroshima. I satelliti passati sopra alla zona del sisma hanno mandato ieri i primi “scatti” della crosta terrestre deformata e accartocciata, diffusi dal Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) e dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv). Per oggi sono attese le immagini ancora più precise dei satelliti Cosmo-SkyMed dell’Agenzia spaziale italiana (Asi) e della Difesa.
Dopo ogni sisma, l’analisi della deformazione del terreno offre informazioni preziose per capire la disposizione delle faglie attive sottoterra. «Soprattutto – spiega Stefano Salvi dell’Ingv e del Centro nazionale terremoti – in un’area incredibilmente complessa come quella dell’Appennino, dove le faglie si susseguono ogni 5-10 chilometri. Un labirinto». La Sant’Andrea, in California, va avanti per centinaia di chilometri, con uno spostamento abbastanza regolare e un monitoraggio attentissimo. «Le nostre catene montuose invece – spiega Salvi – sono strutture giovani, complesse e molto ondulate». La faglia del sisma di Norcia, che parte dai monti della Laga e si immerge nel terreno con un’inclinazione verticale di circa 50 gradi in direzione ovest, verso Rieti, era ben nota ai sismologi. «Ma il sisma di oggi – spiega ancora Salvi – ha probabilmente cambiato la situazione tettonica delle faglie vicine».
È come se le rocce, in quel tratto di Appennino, giocassero a Shanghai o a domino. Nel 2009 all’Aquila, in uno scenario simile a quello odierno, il terreno si abbassò ad esempio di 25 centimetri. In Emilia nel 2012 si sollevò di 12. «Nel primo caso, come nel sisma di oggi, il meccanismo è distensivo», spiega Salvi. L’Appennino infatti si sta distendendo al ritmo di 5-6 millimetri all’anno. «In Emilia invece il sisma fu generato dalla compressione del terreno, dovuto alla rotazione dell’Italia in senso antiorario con la Liguria come perno».
Questi numeri fanno capire quali forze siano in gioco durante un terremoto. L’anno scorso la scossa in Nepal di magnitudo 7,8 riuscì addirittura ad abbassare l’Everest di 2,5 centimetri. In Cile nel 2015 il suolo si sollevò per cento chilometri e fino a un metro di altezza. Nel 2010 un altro sisma 8,8 in Cile spostò l’asse terrestre di 8 centimetri, accorciando la durata del giorno di alcuni milionesimi di secondo. Ma il cataclisma di Tohoku, il sisma di magnitudo 9 che squassò il Giappone nel 2011, riuscì a fare di meglio, cambiando l’inclinazione del pianeta di 10 centimetri, sollevando il fondo del mare di 27 metri, scaraventando le rocce nel punto sotterraneo di rottura della faglia 80 metri più in là e spostando l’isola di Honshu due metri e mezzo verso est.
Per il sisma di Norcia, i primi dati arrivati all’Istituto per il rilevamento elettromagnetico dell’ambiente del Cnr sono stati quelli del satellite giapponese Alos 2 e dei due Sentinel dell’Agenzia spaziale europea. «In caso di calamità – spiega il direttore dell’Istituto Riccardo Lanari – tutte le istituzioni scientifiche straniere sono pronte a collaborare. Il satellite giapponese è stato semplicemente il primo a passare sull’area e a essere in grado di fornirci le immagini». Da 700 chilometri d’altezza questi strumenti (ce ne sono in orbita una ventina) sparano un raggio radar verso la terra e ne catturano il rimbalzo, misurando la distanza percorsa. Le mappe del dopo-sisma vengono confrontate con quelle precedenti. «Con Cosmo SkyMed – spiega il presidente dell’Asi Roberto Battiston – possiamo apprezzare spostamenti in verticale di un millimetro. Per elaborare queste immagini serve un team di una ventina di persone, che in questo momento stanno lavorando a pieno ritmo. Abbiamo già fornito i dati preliminari a Protezione Civile e Ingv. Ma fra poche ore saremo pronti a divulgare le mappe complete della deformazione causata dal sisma».