Corriere della Sera, 27 agosto 2016
Il Vigile di Sordi, ovvero tutti i vizi dell’italiano medio
Luigi Zampa, uno di quei registi della commedia italiana che, senza sconti, ci hanno messi allo specchio, è stato uno dei registi di riferimento di Alberto Sordi in tutta la carriera: dall’Arte di arrangiarsi al Magistrato, dal Medico della mutua a Bello onesto…, una serie di ritratti più comuni dei vizi italian style.
Col Vigile, girato nel 1960, anno di grazia per il nostro cinema, Zampa prende di mira il fascino della divisa per Otello Celletti, un onesto scansafatiche di provincia romana che riesce a farsi assumere come vigile motociclista. Per l’impegno che ci mette non solo combina molti guai col traffico (famosa scena dell’ingorgo) ma, sentendosi irreprensibile e incorruttibile, non tiene conto della filosofia dell’italiano medio: omaggiare sempre e comunque i potenti secondo la famosa arte di arrangiarsi.
Così stila verbali di multe a cittadini al di sopra di ogni sospetto, verbalizza un eccesso di velocità al sindaco Vittorio De Sica che sta raggiungendo la sua amante, ma lascia andare la Koscina che viaggia senza patente ma è della tv. Si arriva al processo: la giustizia non è uguale per tutti, ed è meglio abituarsi da piccoli dice il papà vigile al figlioletto.
L’assunto moralistico ma reale corrisponde alla media volgarità dei piccoli desideri di potere e vince la straordinaria performance di Sordi che come sempre sposa la critica di costume sociale facendone un paradosso comico su uno stupido che con la divisa addosso diventa pure arrogante. Tutto è ispirato alla realtà: gli sceneggiatori Sonego, Guerra e Zampa presero spunto dalla cronaca.
Il respiro del racconto rimane circoscritto ma ricco di annotazioni ciniche e vere di malcostume pubblico e privato. Cast ricco tipico di quegli anni con De Sica, Marisa Merlini, Pisacane, Nando Bruno mentre la Koscina e Mario Riva, star del Musichiere, sono se stessi.