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 2016  agosto 27 Sabato calendario

I giorni dei cani tra le macerie

PESCARA DEL TRONTO Si sono tagliati le zampe per scavare, hanno respirato eternit e polvere per ore, hanno anche rischiato di precipitare, insieme alle case franate, sotto le scosse ripetute del sisma. Sono i cani del terremoto, una razza particolare, pronti al martirio senza chiedere nulla in cambio, muti e fedeli per sempre come il cockerino accucciato ieri vicino alla bara del suo padrone, nella camera ardente allestita all’interno della palestra comunale di Ascoli.
Cani salvatori, cani salvati e cani ancora da salvare, anzi meglio da adottare subito, perché sono tanti quelli oggi rimasti soli, resi orfani dal sisma e che ora vagano per le strade con occhi che più tristi non si può, depressi e impolverati come il meticcio senza nome che da tre giorni, a Pescara del Tronto, arriva fino alla casa crollata di due anziani, marito e moglie, morti entrambi sotto le macerie e poi torna indietro, sempre più disilluso. Forse quei due vecchietti erano tutta la sua famiglia.
Finiranno nei canili, se nessuno si farà avanti. Per loro non c’è stato ancora il lieto fine di Ercole il chihuahua, il sopravvissuto di Accumoli, che alle 3.36 di quella notte, quando venne giù tutto e andò via la luce, si ritrovò da solo sopra il cuscino leopardato che gli faceva da cuccia e lì restò fino all’arrivo dei soccorsi, mentre tutti intorno a lui scappavano.
Comunque è andata bene, per fortuna: Palazzo Bonamici – la casa dei suoi ospiti umani – ha retto all’urto ed Ercole è tornato oggi al suo cuscino. Avrà molto da raccontare ai suoi simili: finora – dice Mattia Tucci, il suo giovane padrone – l’esperienza più dura che aveva dovuto affrontare era stata una lavanda gastrica e tre giorni di ricovero in clinica veterinaria per essersi mangiato tutto il veleno del topo.
I cani del terremoto non sono neppure invidiosi tra di loro: e allora, per esempio, sebbene tutti adesso stiano parlando di Leo, il labrador poliziotto salvatore della piccola Giorgia a Pescara del Tronto, eccone altri che fanno il suo stesso mestiere restando nell’ombra, ma con identica devozione. Come Falco, il pastore tedesco dell’unità cinofila dei Vigili del fuoco dell’Emilia Romagna, che s’è tagliato un orecchio passando sotto una trave, ma alla fine è riuscito lo stesso a segnalare al suo conduttore dov’era una persona da salvare. E ancora Mambo, il pastore tedesco della Protezione civile di Malta, che si è ferito tutti i polpastrelli di una zampa durante un’operazione di salvataggio ad Amatrice e ieri lo auscultava con un fonendoscopio il dottor Alessio Ceriani, medico volontario partito da Varese per aiutare la gente terremotata. Alla fine gli ha prescritto lozioni dermatologiche e qualche ora di meritato riposo.
Cani che hanno fatto miracoli come Lilly la barboncina: due giorni prima del terremoto ha cominciato a tremare e a infilarsi sotto il letto di casa, ad Accumoli, l’epicentro del sisma. La signora Fabiola Cianfarani, così, s’è preoccupata e ha deciso di partire per Roma per portarla subito dal veterinario: Lilly perciò l’ha salvata, è evidente che presentisse qualcosa.
Nell’arca salpata dopo il diluvio del terremoto, sono tanti gli animali bisognosi d’aiuto: i pompieri di Bologna ieri hanno portato l’acqua anche a novanta pecore e a due pastori maremmani rimasti isolati su a Pescara del Tronto. Perché anche l’uomo sa essere il miglior amico del cane. Quando vuole.