Libero, 28 agosto 2016
Un giorno da precario. Neel Kashkari, banchiere al vertice della Fed di Minneapolis, ha accettato l’invito di una militante no global che gli ha chiesto di andare a casa sua a vedere come si vive, con cinque figli e un marito che campa di lavoretti per mille dollari al mese
Forse è pura demagogia oppure, dopo i non pochi fiaschi degli ultimi anni, l’atteggiamento dei banchieri centrali sta cambiando per davvero. Almeno in Usa. La grande novità del meeting di Jackson Hole, tradizionale incontro di fine estate tra i potenti del denaro non è stato l’intervento del presidente della Fed Janet Yellen, bensì l’incontro che si è tenuto giovedì sera al Grand Teton National Park. Da una parte una squadra della Fed ai massimi livelli, capitanata dal numero due della banca centrale, Stanley Fischer e da William Dudley, presidente della Fed di New York, la più importante. Dall’altra una folta delegazione di associazioni che fanno capo a “Fed up”, il movimento che contesta l’operato della banca centrale perché, come ha detto Rod Adams di “Organizing di Change” rivolto ai banchieri: «Non voglio esser sacrificato per l’ennesima volta nella guerra contro l’inflazione che non c’è». Minneapolis è una sorta di capitale della protesta contro i banchieri, accusati da fare solo gli interessi dei ricchi. Ma anche del new look della Fed. Neel Kashkari, nominato pochi mesi fa al vertice della Fed di Minneapolis, ha inaugurato il suo mandato accettando l’invito di una militante no global della città: venga a vedere come si vive a casa mia, con cinque figli, un marito che campa di lavoretti precari ed un reddito di mille dollari al mese. Forse è solo populismo. Ma farebbe pure un certo effetto vedere un nostro banchiere centrale a cena da una famiglia di Arezzo o di Vicenza, spolpata dal crack delle Popolari di casa. Certo, è difficile immaginare che le proteste della gente comune possano condizionare più di tanto le scelte delle banche centrali. «Il rischio di praticare una politica più espansiva – ha ammonito John Williams della Fed di San Francisco – è di favorire il ritorno della recessione». Ma il segnale di cambiamento è comunque importante e spiega il successo di Adi Barkan, l’avvocato che due anni fa si era presentato alla porta del meeting di Jackson Hole con una decina di supporter e che stavolta è stato accolto quasi come un ospite d’onore, grazie anche ai due milioni di dollari raccolti per sostenere la campagna per l’aumento delle paghe minime. Sono finiti i tempi in cui Alan Greenspan poteva scherzare sull’onnipotenza della banca centrale. Da allora non sono mancate le brutte figure, come ha riconosciuto lo stesso Ben Bernanke, il banchiere centrale che ha preceduto la Yellen: troppe volte la Fed ha sbagliato le previsioni, rivelandosi troppo ottimista. Anche per questo un bagno d’umiltà non guasta. Tipo quello promesso da Dudley, espressione della Fed di New York, la più elitaria ed esclusiva, che ha riconosciuto la necessità di cooptare nei piani alti del sistema, banchieri neri e ispanici. I tempi cambiano: la stessa Goldman Sachs, che finora ha accettato solo clienti da 5 milioni di dollari in su, ha deciso di accettare i conti della gente comune. I banchieri, in difficoltà, scendono dal piedestallo.