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 2016  agosto 28 Domenica calendario

La storia del ladro incapucciato e della prof. in pensione morta con la gola squarciata da una coltellata non convince gli inquirenti

«Oh Dio, mio Dio!»: il grido ha squarciato la notte di Seriate, grosso centro alle porte di Bergamo. Le luci del quartiere «La Nave» si sono accese, molti vicini si sono affacciati, mentre si sentivano le grida angosciate di un uomo. Antonio Tizzani, 68 anni, ex capostazione, aveva appena trovato il corpo senza vita della moglie Gianna Del Gaudio, 63 anni, insegnante in pensione, con la gola squarciata da una coltellata. Lui dice per colpa di un ladro incappucciato che è stato sorpreso dalla donna e l’ha uccisa. Ma alcuni aspetti del suo racconto non convincono gli inquirenti, tanto che l’uomo è stato iscritto nel registro degli indagati: atto dovuto, precisa il pm Laura Cocucci, per potere svolgere alcuni accertamenti.
Lei di Avellino, lui di Pietrelcina (paese natale di Padre Pio, e i due erano molto devoti al frate santo), due figli ormai adulti, la coppia viveva a Seriate da oltre trent’anni. Qualcuno li aveva soprannominati «i fidanzatini»: erano sempre insieme, lui percorreva anche 40 chilometri per andare a prenderla all’uscita da scuola, lei dopo 37 anni di matrimonio scriveva ancora sotto le foto del marito su Facebook: «È bellissimo, il mio amore». E durante la festa per la pensione aveva precisato che era felice soprattutto perché così avrebbe potuto «trascorrere più tempo con la famiglia». Soprattutto con i bimbi di uno dei figli, che ha da poco traslocato vicino ai genitori.
Il grido che ha svegliato il quartiere è risuonato 40 minuti dopo la mezzanotte fra venerdì e ieri. Antonio Tizzani ha raccontato agli inquirenti che si trovava al piano superiore della villetta a schiera affacciata sul parco comunale quando ha sentito gridare la moglie. È corso a controllare. Dice di che la donna era a terra con la gola squarciata da un taglio, e un uomo con un cappuccio in testa che stava frugando nel soggiorno si è subito dato alla fuga. Sulla porta finestra che si apre sul retro ci sono tracce di sangue. «Da lì ha raggiunto un vialetto pedonale ed è scomparso nel buio» ha detto Tizzani. La sua versione è stata analizzata punto per punto dal magistrato e dai carabinieri del Reparto operativo di Bergamo. Perché non sono state trovate tracce di effrazione a nessuna delle porte (anche se il cancellino sul retro ha la serratura rotta e non si chiude). Perché in tanti anni nel quartiere, che si trova in periferia e dove molte case hanno ingressi al pian terreno, non si è mai verificato un furto in abitazione. E anche perché l’arma del delitto, nonostante le ricerche dei carabinieri in tutta l’area fino al pomeriggio di ieri, non è ancora stata trovata. Anche l’elemento del ladro che, dopo avere ucciso la donna, invece di scappare avrebbe continuato a frugare nell’appartamento ha suscitato qualche perplessità nel pm e nei carabinieri. Che nel pomeriggio hanno accompagnato Tizzani nella villetta e lì si sono fatti ripetere dettaglio dopo dettaglio il racconto. Quindi hanno deciso per l’iscrizione nel registro degli indagati.
Nel pomeriggio un uomo è stato portato a sirene spiegate nella tenenza dei carabinieri, ma il suo ruolo nella vicenda è ancora tutto da chiarire.
La coppia era tornata solo mercoledì da un pellegrinaggio sui luoghi di Padre Pio. Sulla sua bacheca Facebook Gianna non ha messo foto di San Giovanni Rotondo ma solo quella del marito, con la scritta: «Io e il mio amore siamo in albergo».