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 2016  agosto 26 Venerdì calendario

Dati gonfiati, due diligence e perizie di parte: tra Mediaset e Vivendi volano gli stracci

Nuovo scontro tra Mediaset e Vivendi sui contenuti e i termini dell’accordo firmato lo scorso 8 aprile e che aveva ad oggetto un’alleanza strategica tra i due gruppi e l’acquisto del 100% di Premium da parte dei francesi.
Ieri Vivendi insieme ai risultati semestrali è tornata a precisare la sua posizione su Premium in una nota dove spiegava che «l’accordo è stato sottoposto a una due diligence portata avanti da Deloitte, come previsto contrattualmente» e che da questa è emerso che «i numeri forniti prima della firma del contratto erano irrealistici e basati su assunzioni gonfiate ad arte».
Questo avrebbe «portato le due società a ridiscutere i termini dell’accordo in giugno».
Tra le osservazioni di Deloitte mentre venivano confermati i numeri a fine anno e il budget a fine giugno, si contestava la possibilità che nel 2018 Premium arrivasse al pareggio, obiettivo che invece Canal Plus intende perseguire anche grazie a un nuovo piano di taglio costi da 300 milioni. Vivendi precisava poi che mentre la discussione andava avanti «Mediaset e Fininvest hanno improvvisamente deciso di lanciare attacchi mediatici denigratori degli interessi e dell’immagine di Vivendi».
Secca e dura la replica di Mediaset secondo cui il contratto firmato è definitivo, ampiamente discusso e basato su numeri condivisi, mentre la perizia di «Deloitte è di parte» e nel contratto è previsto «esplicitamente l’impossibilità di modificare i termini e le condizioni dell’accordo a seguito della due diligence».
Vivendi ricorda inoltre che senza il via libera della Ue «che non potrebbe accettare un filing mentre le parti stanno discutendo», il contratto decadrà il 30 settembre prossimo. Mediaset, ribadendo la validità del contratto e giudicando «stupefacenti e scorrette» le dichiarazioni di Vivendi, replicava che «la procedura antitrust è stata gestita senza condividere con Mediaset le informazioni fornite alla Commissione, in palese violazione del contratto», che peraltro prevede espressamente casi in cui «il termine del 30 settembre è prorogabile». Quanto alla causa miliardaria intentata da Mediaset e Fininvest, Vivendi minimizzava precisando che «stando ai documenti informali visionati, la prima udienza non si terrà prima del 27 febbraio 2017». Secca la replica di Cologno secondo cui «il termine del 27 febbraio 2017 si riferisce ai termini minimi previsti dalla legge: Mediaset si riserva di adottare ogni mezzo previsto dal codice per accelerare la discussione e la decisione della vertenza». A leggere i comunicati infuocati dei due gruppi e a sentire i toni dei vertici di entrambe le parti, pare impossibile che Vivendi e Mediaset lo scorso 8 aprile abbiano firmato un unico contratto, tanto più che a dispetto delle minacce e delle cause legali, entrambi ribadiscono di voler continuare a lavorare per trovare un accordo condiviso su Mediaset Premium entro settembre. «Vivendi è una compagnia che fa ciò che dice e dice ciò che fa – ha dichiarato l’ad di Vivendi Arnaud de Puyfontaine -abbiamo una reputazione, rispettiamo gli accordi che firmiamo e questo non può essere messo in dubbio. La nostra strategia sull’Italia e su Telecom resta immutata».