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 2016  agosto 26 Venerdì calendario

Che Serie B sarà?

Fisica, competitiva, popolare e soprattutto autarchica, la serie B che attacca stasera con Spezia-Salernitana, sarebbe probabilmente piaciuta pure al suo inventore, Leandro Arpinati, il gerarca fascista bolognese che nel ‘29 battezzò la prima edizione del girone unico nazionale: 87 anni dopo si chiama ancora serie B e, malgrado ogni poco a qualcuno salti in mente di metterle un nome più chic, magari ficcandoci dentro qualche parolone straniero, alla fine non succede mai. Meglio, perché come recitano spot ufficiale e statistiche è sul serio «il campionato degli italiani», lo sono 22 allenatori su 22 e oltre tre giocatori su quattro (76,4%, in aumento rispetto alla stagione passata e quasi il doppio della serie A, ferma al 44%). Un made in Italy obbligato, quasi necessario visti gli scarsi quattrini di un torneo nel quale buona parte dei club sfanga la stagione con budget che non arrivano ai 3 milioni: largo quindi ai ragazzini in cerca di quello spazio che la A non intende ancora dar loro e ai mammasantissima che invece la A non vuole più. Sei nomi, tre per generazioni, tutti attaccanti: Cerri (Spal, classe ‘96), Bonazzoli (Brescia, ‘97), Ganz (Verona, ‘93); Pazzini (Hellas, ‘84), Cacia (Ascoli, ‘83), Caracciolo (Brescia, ‘81). Esperienza troppa o troppo poca: il livello tecnico così così è anche una conseguenza di questa assenza della classe media. 
«In B si gioca maluccio, vero, ma è incerta e avvincente – dice Nedo Sonetti, 75 anni, ex santone della categoria con la bellezza di 5 promozioni —. Fidatevi: vincere qui più difficile che in A. Pronostici? Chi li fa, di B non ha capito un accidente». Vedi le ultime due annate, con le promozioni non preventivate di Carpi e Frosinone e poi Crotone. 
Anche stavolta sarà un campionato livellato e, a parte il Verona di Pecchia nettamente più attrezzato per via del sostanzioso paracadute da 25 milioni, la lista delle pretendenti a un posto ai playoff è lunga come l’Italia. Un filo avanti agli altri sembrano esserci le altre due retrocesse, il Frosinone ora di Marino e il Carpi di Castori e Lasagna, che dopo esser stato accostato anche al Milan è rimasto in B con la squadra che l’ha lanciato. Poi il Bari del nuovo patron Giancaspro, lo Spezia «italianizzato» (via 13 stranieri rispetto alla stagione passata), il solito Cesena, il Trapani che con Cosmi a giugno s’è arreso solo in finale playoff col Pescara. Occhio poi alle nobili decadute e risalite come Spal (mercato intelligente, può stupire) e Pisa (quasi fatta per la cessione delle quote al fondo di investimento Equitative di Dubai, Gattuso potrebbe così tornare in panca) mentre il Brescia di Brocchi, la squadra con più partecipazioni, 59, sta vivendo con ansia l’attesa per l’esordio di sabato ad Avellino dopo il vergognoso 1-6 in amichevole contro la FeralpiSalò di LegaPro. 
Ma il pallone estivo è come la B, indecrittabile. Un anno fa Lapadula arrivava dal Teramo e pregava per un posto da titolare al Pescara: oggi è al Milan. Be’, stavolta attenti a Pietro Iemmello, 24 anni, ex Foggia, ora allo Spezia: un caratteraccio, ma sa buttarla dentro.