26 agosto 2016
In morte di Sonia Rykiel
Matteo Persivale per il Corriere della Sera
Ogni volta che al mattino una donna si veste come le pare, magari con una maglia strana o le sneaker, e per uscire alla sera sceglie una giacca bizzarra, rende di fatto omaggio all’opera di Sonia Rykiel, la stilista scomparsa ieri a Parigi all’età di 86 anni. Attraverso quasi mezzo secolo di lavoro, il metodo e lo stile di madame Rykiel possono essere tranquillamente riassunti in una parola sola: libertà. Come ha ricordato ieri il presidente Hollande annunciandone la scomparsa, come succede ai Grandi di Francia, «è stata l’innovatrice che ha dato alle donne libertà di movimento».
Sonia Rykiel firmò la sua prima maglia nel 1962 perché non ne trovava nelle boutique una che le piacesse, così la disegnò lei – morbida ma aderente, l’attaccatura della manica alta come nelle giacche sartoriali da uomo – e sei anni dopo aprì il primo negozio parigino a rue de Grenelle, appena dopo aver divorziato dal marito e mentre il Maggio parigino infuriava.
Dopo un solo giorno rue de Grenelle dovette abbassare le saracinesche causa scontri tra studenti e polizia, il benvenuto più adatto per la rivoluzionaria delle passerelle. Poi finalmente il negozio riaprì, finita quella buffa parentesi di «chiuso per rivoluzione», proponendo le sue maglie colorate, i dolcevita con le righe, i pantaloni larghi portati con i giacchini corti di piume, le maglie con gli slogan stampati (che adesso fanno tutti ma cinquant’anni fa sembravano una scelta matta), le cuciture rivoltate sì all’esterno ma rifinite con la cura degli atelier di couture.
Tutto senza regole o meglio con l’unica regola del suo gusto, nella massima tranquillità, nell’assoluta libertà, senza accorgersi che in quegli anni così creativi formulava un’idea di Rive Gauche e sprezzatura parigina da boulevard St. Germain che tuttora influenza il prêt-à-porter globale, e chissà per quanto ancora lo farà.
Donna coltissima – fu anche scrittrice, ironica e leggera – madame Rykiel adorava il cibo – tanto che sulla cioccolata scrisse un piccolo trattato – ma ammise negli anni della maturità di avere passato l’inizio della carriera tormentata dai dubbi, «prima o poi tutti capiranno che non so quel che faccio, pensavo», cosa normale per tutti gli innovatori che scelgono una strada non percorsa da altri.
Se Yves Saint Laurent scrisse le regole del prêt-à-porter come Bach scrisse quelle della musica, se Yohji Yamamoto ha distrutto la sintassi degli stilisti come Schoenberg fece con quella dei compositori, la moda di Rykiel volava leggera come l’ouverture di «Così fan tutte» o de «Le Nozze di Figaro». Con la sua celebre chioma di capelli arancione fiammeggiante da quadro pop art che impressionò tanto Andy Warhol, il sorriso ironico sulle labbra e un libro sempre nella borsa, Rykiel ha attraversato gli Anni 70 e 80 producendo un’idea dopo l’altra, osservando le ragazze della Rive Gauche più che le dame del 16esimo arrondissement, come punto di riferimento tutti i colori della vita che esplodevano nei caffé-concerto dei quadri di Toulouse-Lautrec molto più che gli antichi maestri.
Si ritirò dalla direzione creativa del marchio nel 2009, fiaccata – senza darlo a vedere – dal morbo di Parkinson del quale soffriva già da qualche anno, e anche se il marchio è dal 2012 di proprietà di un fondo asiatico continua a operare come un’azienda familiare, il nuovo direttore creativo – talento francese formato a Milano all’Istituto Marangoni, da Versace e Prada – Julie de Libran che riceve i giornalisti al tavolo di madame, primo piano del Café de Flore, a pochi passi dall’ufficio.
Veronica Timperi per Il Messaggero
La regina del tricot, Sonia Rykiel, si è spenta ieri mattina nella sua casa parigina. A dare la triste notizia è stata la figlia Nathalie. La stilista francese aveva 86 anni e già da tempo stava combattendo la sua battaglia contro il Parkinson, malattia che ha tentato di tenere nascosta fino a quando, nel 2012, non le è stato più possibile e ne ha descritto nel dettaglio sintomi ed inquietudini nel libro autobiografico intitolato N’oubliez pas que je joule, dai tremori alle difficoltà di deambulazione.
Il vero nome della stilista, nata il 25 maggio del 1930 da una famiglia russo-romena, prima di cinque sorelle, è Sonia Flis. Il mondo della moda le aprì le porte quando, a soli 17 anni, cominciò a lavorare come vetrinista in un laboratorio tessile parigino. La svolta da stilista arrivò però quando, nel 1962, era in dolce attesa e non riusciva a trovare vestiti comodi e al tempo stesso belli, così iniziò a disegnarli lei stessa. Ebbe un grande successo, perché le sue creazioni senza orli e fodere erano irriverenti, sensuali, rivoluzionarie e, soprattutto in un periodo di contestazioni, erano il simbolo della donna libera ed emancipata.
RUE DE GRENELLE
Fu così che, nel 1968, aprì la sa prima boutique a Rue de Grenelle, sulla Rive Gauche, nelle Galéries Lafayette. Di lì in poi è storia più nota. La stilista ha concentrato la sua produzione sulla lana, fino ad allora considerata un tessuto poco pregiato dai colleghi, realizzando maglioni di ogni fantasia, misura e colore, anche se ha sempre avuto una spiccata predilezione per il nero rispetto alle altre tonalità, perché riusciva a dare colore a tutti gli altri.
La sua ironia e il suo umorismo, nei confronti di se stessa, erano dissacranti. Come quando diceva di essere il perfetto simbolo della finzione che c’è nel mondo della moda, perché sebbene non avesse mai studiato cucito era riuscita diventare la regina del tricot, giunta alla popolarità quando la rivista Elle dedicò una copertina alla sua produzione. È stato in quel momento che ha cominciato a realizzare anche capi d’abbigliamento maschili, per bambini, una linea di accessori e una di cosmetica. Le sue donne sono sempre state un mix perfetto di androginia e femminilità. Indossano pantaloni maschili, ma anche abiti solcati da ruches e strass, righe mariniere e baschi french style. A Sonia Rykiel si deve la creazione del termine démode, per definire uno stile da adattare alla propria morfologia affrancandosi dai diktat della moda, facendo girare attorno a questo concetto tutta la sua filosofia fashion, fatta di materie nobili, di tagli impeccabili e di forme studiate per esaltare, con grande discrezione, la bellezza femminile. Nel 1995 le redini del marchio sono passate alla figlia Nathalie, ex-modella.
Col suo caschetto rosso spettinato e un po’ frisé a forma di piramide, la Rykiel ha influenzato il mondo della moda per decenni e vestito donne forti e derminate, libere e moderne, come le icone Brigitte Bardot, Catherine Deneuve e Audrey Hepburn. «La più parigina delle stiliste». Su Instagram Ines de la Fressange, modella e musa di molti stilisi francesi le ha reso omaggio con una sua foto in bianco e nero, titolandola: «Oggi gli angeli vestiranno in nero».