Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  agosto 26 Venerdì calendario

Un’altra strage di bambini ad Aleppo

Un barile-bomba sganciato da un aereo uccide 15 persone, fra cui 11 bambini: ce n’è uno di 2 mesi e una di 3 anni. È l’ultima, raccapricciante scena di guerra che viene da Aleppo, la città-martire nel nord della Siria, dove gli elicotteri governativi ieri hanno di nuovo preso di mira un quartiere in mano agli insorti.
Proprio sulla base del nuovo massacro, da Ginevra l’inviato speciale delle Nazioni Unite, Staffan De Mistura, è tornato a chiedere una tregua «di almeno 48 ore» per portare aiuti alla popolazione stremata, tanto nella parte orientale in mano agli insorti, quanto in quella occidentale controllata dal governo. «La Russia ha già detto di sì – ha spiegato l’inviato Onu – ora aspettiamo la risposta degli altri, i nostri convogli sono pronti a partire». Ma per ora la popolazione continua a rimanere ostaggio dei combattimenti. A Ginevra oggi si incontreranno in proposito il segretario di Stato americano John Kerry e il ministro della Difesa russo Sergej Lavrov. Al centro dei colloqui fra i due anche il rapporto pubblicato due giorni fa dalle Nazioni Unite in cui si sottolinea come sia l’esercito regolare siriano che le forze ribelli abbiano fatto uso di armi chimiche causando la morte di centinaia di civili.
Intanto la città siriana di Jarablus, vicina al confine turco, è stata strappata ai jihadisti. Le forze curde hanno accettato di ritirarsi subito a Est dell’Eufrate, come chiesto loro dall’alleato americano, ma non i soldati turchi. Ankara sembra avere raggiunto gli obiettivi prefissi dall’operazione ‘Scudo dell’Eufrate’, lanciata mercoledì quando i suoi militari avevano per la prima volta varcato il confine con la Siria. Tuttavia il ministro della Difesa, Fikri Isik, ha avvertito che per ora le truppe rimarranno a Jarablus, «finché non sarà totalmente sotto il controllo dei ribelli dell’Esercito siriano libero», anch’essi entrati dal territorio turco. Ma la preoccupazione principale della Turchia è quella di tenere lontano dal confine non tanto i jihadisti del cosiddetto Stato Islamico, quanto le formazioni curde della Siria che, con la conquista di Jarablus, avrebbero potuto saldare vasti territori sotto il loro controllo nel nord del Paese, il Rojava, cioè il Kurdistan dell’Ovest.
In Turchia la situazione continua a essere delicatissima e sempre più pericolosa. Ieri il leader del partito socialdemocratico, Kemal Kilicdaroglu, principale gruppo di opposizione nel Parlamento, è rimasto coinvolto in un attacco in una provincia del Mar Nero. La sua scorta ha risposto al fuoco, secondo le autorità aperto da militanti del Pkk. Due persone sono morte, e Kilicdaroglu non è rimasto ferito. Secondo il suo stesso entourage non sarebbe stato lui il vero obiettivo. Il presidente Recep Tayyip Erdogan, fondatore del partito conservatore di ispirazione religiosa al potere, è stato informato dell’accaduto e il vicepremier Numan Kurtulmus ha espresso solidarietà.
È stata poi liberata dopo una settimana di prigione Eren Keskin, ex direttore editoriale del quotidiano filocurdo Ozgur Gundem, chiuso lo scorso 16 luglio. Era accusata di «propaganda a favore di organizzazione terroristica» e «attività eversive».
Oggi a Istanbul sarà il sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti, Umberto Del Basso De Caro, a rappresentare il governo italiano alla cerimonia di inaugurazione del Terzo Ponte sul Bosforo, il ponte sospeso più largo al mondo, alla presenza di Erdogan.È la prima presenza ufficiale italiana dopo il fallito golpe del 15 luglio.