La Stampa, 25 agosto 2016
Fenati è stato licenziato da Valentino. E qui dice la sua
Se c’è una cosa che non si può discutere di Romano Fenati, quella è il talento. Nel 2012, al debutto nel Mondiale Moto3, salì sul podio alla prima gara e vinse la seconda. Due anni più tardi Valentino Rossi gli mise gli occhi addosso e lo volle nella sua Academy e nel suo team. Fino al sabato sera del Gp d’Austria, quando la favola è finita.
Il comunicato parlava di «reiterati comportamenti non in linea con le regole», cosa è successo Romano?
«Si è scritto di liti e pass da me tirati in faccia, ma non è assolutamente accaduto nulla di ciò. Ho semplicemente chiesto spiegazioni al mio capotecnico sul perché avessi un distacco così grande in qualifica. Poi c’è stata una riunione fra mia madre, che è l’amministratore delegato della società che cura i miei interessi, e i responsabili del team».
Cosa si sono detti?
«Io, per contratto, avrei dovuto avere un mio personale tecnico delle sospensioni e questo punto non era stato rispettato. Si è cercato un accordo per proseguire la collaborazione, ma non è stato trovato».
Quali sono state le cause di questo divorzio?
«Non le so con esattezza, dal mio punto di vista quello che è successo è quasi inspiegabile. Forse avrei dovuto trasferirmi a Pesaro, per allenarmi con gli altri piloti dell’Academy».
Perché non l’ha fatto?
«Ho abitato lì in passato, ma il mio contratto prevedeva che dovessi starci solo per la preparazione prima dell’inizio del campionato. Ho preferito rimanere con la mia famiglia».
Valentino ha detto che dava spesso in escandescenze…
«Non è così, semplicemente provo fastidio quando vedo ingiustizie o superficialità. Allora cerco di avere spiegazioni».
Ha anche affermato di non essere riuscito a trasformarla in un professionista.
«È giusto maturare tecnicamente, ma una persona deve rimanere se stessa. Non si può cambiarla o costruirla a tavolino, per me è meglio un “vaffa” detto in faccia che una coltellata alle spalle».
Si sentiva limitato all’interno della squadra?
«Non mi sentivo me stesso. Diciamo che venivo indirizzato, era tutto pre-costruito, mentre io sono un tipo istintivo».
La situazione non si poteva salvare in qualche modo?
«La colpa va divisa. Ognuno avrebbe dovuto prendersi le proprie responsabilità, come ho fatto, forse in questo modo una soluzione si sarebbe potuta trovare».
Sui social network molti si sono schierati contro di lei.
«È una cosa che mi ha fatto male, anche perché non potevo spiegare le mie ragioni. Ho ricevuto offese gratuite e minacce e non ne capisco il motivo».
Cosa ha imparato da questa storia?
«Che la sincerità è fondamentale e che a volte bisogna fare buon viso a cattivo gioco».
Quando la rivedremo in pista?
«Non quest’anno, ma sto valutando offerte sia in Moto2 che in Moto3 per la prossima stagione».